Simona Ventura fra lavoro e malattia: il suo compagno Giovanni Terzi rischia il trapianto di polmoni



La conduttrice firma la regia di un docu-film che racconta la costruzione dell’ospedale Covid a Bergamo in 7 giorni: «Dalla pandemia ho imparato che bisogna trovare la forza per uscire da ogni situazione». Intanto il suo compagno Giovanni Terzi continua la lotta contro la malattia degenerativa che lo ha colpito: «Se le cure non faranno effetto, l’alternativa è il trapianto dei polmoni», dice lui. E Super Simo prepara le nozze: «La mia fortuna è avere al fianco una persona come Giovanni»



Simona Ventura debutta alla regia con il docu-film Le 7 giornate di Bergamo che parla della costruzione dell’ospedale all’interno della fiera di Bergamo da parte degli alpini e non solo, anche dei tifosi della Atalanta e dei volontari, durante l’emergenza Covid che nel marzo del 2020 colpì in particolare modo la Lombardia.

Un debutto importante e prestigioso perché il docu-film è stato presentato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia. SuperSimo ha sfilato sul red carpet con la sua squadra sfoggiando un nuovo taglio di capelli, in gergo, il blunt bob, un caschetto che fa già tendenza, accompagnata dal compagno Giovanni Terzi, al suo fianco in tutto, vita e professione, dal 2019. Terzi ha di recente riparlato in tv della sua malattia genetica e degenerativa che potrebbe addirittura costringerlo a un trapianto di polmoni. Un dramma che Simona e Giovanni condividono quotidianamente e combattono con la forza della loro unione.

Partiamo dal Covid che avete avuto sia lei sia Giovanni… «Sì, tanta paura. Io non l’ho avuto in forma grave. Per Giovanni invece è stato diverso, più problematico per via dei problemi ai polmoni. Ragazzi, vaccinatevi».

Per questo ha deciso di raccontare la storia di Bergamo? «Cercavo storie che fossero portatrici di un messaggio e, da tempo, sognavo di cimentarmi dietro la macchina da presa. Quando questa storia mi è stata proposta non ho potuto che accettarla.

Quel periodo, intendo il primo lockdown dell’emergenza Covid che in Lombardia è stato tremendo, ha causato sofferenza e paura a tutti, chi più chi meno. La storia della costruzione in soli sette giorni dell’ospedale a Bergamo secondo me è passata in sordina, o meglio, se ne è parlato poco. Peraltro, proprio il giorno in cui le bare sfilavano nelle camionette dell’esercito, si sedevano al tavolo alpini e volontari per iniziare la costruzione di questo ospedale che resta un fiore all’occhiello della sanità».

Che cosa l’ha colpita di più mentre girava? «La commozione, le lacrime degli alpini che ricordavano quei giorni terribili. Mio padre è un ex militare e conosco la dedizione e la forza dei vari corpi dell’esercito».

Il docu-film finisce bene… «Sì, il Covid ci ha insegnato che bisogna trasformare il male in opportunità, trovare la forza di uscire da ogni dramma». Tra poco tornerà in tv in coppia con Paola Perego la domenica con Citofonare Rai 2. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Un programma leggero per la domenica. Siamo due coinquiline, una gentile e brava, che non sono io, e un’altra meno diplomatica, diciamo…». Il Covid l’ha costretta a posticipare le nozze. Vuole sposarsi ancora? «Se Giovanni mi vorrà ancora, sì, lo sposerò».



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