Vittoria Puccini paura per sua figlia Elena, di cosa si tratta



L’attrice interpreta una poliziotta esperta di crimini web legati alla pedopornografia nella nuova serie Rai “Non mi lasciare”: «La rete ha salvato i nostri figli durante il lockdown, ma bisogna cercare di educarli a un uso sicuro», «lo cerco di parlare molto con mia figlia Elena, di 15 anni: sono fortunata perché ora ha iniziato il liceo, ha tanti stimoli e quindi non la vedo sempre al telefono o al pc»



Il web ha salvato i nostri figli durante il lockdown. Ma noi genitori abbiamo il dovere di spiegarne i rischi, di aiutare i ragazzi a un uso sano dello smartphone», dichiara Vittoria Puccini. Sontuosa in Valentino, l’attrice ha presentato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia, nello spazio della Regione Veneto all’Hotel Excelsior, Non mi lasciare, la nuova fiction Rai di cui sarà protagonista.

La vedremo nei panni di Elena Zonin, poliziotta esperta di crimini del web legati alla pedopornografia. «Da madre di una ragazza di 15 anni questo tema mi interessa moltissimo», confessa. Dopo il successo di La fuggitiva, serie tv della passata stagione Rai, Vittoria Puccini torna di nuovo sul piccolo schermo in autunno per vestire i panni di questa poliziotta che vive a Roma, dove si occupa di crimini informatici e, in particolare, di reati contro l’infanzia.

Un nuovo caso, legato a un’indagine su cui sta lavorando da tempo, la porterà a Venezia, la città della sua giovinezza, dove troverà Daniele, il suo grande amore di allora diventato vicequestore di polizia, e Giulia (interpretata da Sarah Felberbaum), la sua migliore amica, che Daniele ha sposato. Diceva che da madre di un’adolescente questo tema, ovvero l’uso della rete da parte dei più giovani, la interessa da vicino… «Mi interessa capire, accompagnare mia figlia nello scoprire le enormi potenzialità del web e anche proteggerla dagli inevitabili pericoli. È una storia coraggiosa che parla di un tema che riguarda tutte le famiglie.

I nostri figli stanno al telefono per tanto tempo ed è giusto che noi li sappiamo educare a un uso sicuro del web». Il tema scottante e delicato della pedopornografia sul web arriva per la prima volta in televisione, grazie alla serie firmata da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli autori di celebri fiction di successo, tra cui Gomorra. Per lei un nuovo ruolo coraggioso, ma insieme empatico e delicato. «È un personaggio che ho amato moltissimo sin dalla prima lettura perché parla di una donna coraggiosa, ma anche con delle grandi fragilità che derivano da traumi dell’adolescenza, traumi con i quali sarà costretta a fare i conti».

Per entrare nei panni della detective, lei ha avuto il supporto della polizia di Stato. «Ci ha dato una grande mano. Sono tematiche difficili e scomode, è importante che i ragazzini, che oggi fanno un uso spropositato del web, capiscano quali pericoli vi siano nascosti. Nella serie si spiega come i ragazzi possano essere adescati. È importante che si inizi a parlare di tutto questo. Credo che il pubblico si lascerà catturare da questa storia e farà il tifo per i nostri personaggi, che hanno tutti un lato umano intenso». L’altra grande coprotagonista della serie tv è Venezia, location d’eccezione. «Si tratta della prima serie tv interamente girata a Venezia.

Abbiamo girato tantissimo in notturna, ricordo il grande freddo della città, quel vento così pungente, a volte temevamo di volare via e trovarci a Trieste. Girare per due mesi in città, vivere la città dal di dentro è stata un’esperienza davvero meravigliosa che consiglio di fare come turisti a tutti. Ho scoperto piccoli scorci che mi hanno riportato alla tanta bellezza del nostro Paese, che poco abbiamo vissuto nell’ultimo anno a causa della pandemia e credo che adesso abbiamo tutti la voglia di riscoprirla e di viverla. Questa città è magica e unica e ogni volta è una scoperta». Lei è madre di Elena, la figlia avuta con Alessandro Preziosi, che oggi ha 15 anni.

Che rapporto avete? «Con lei cerco di parlare molto, di spiegarle una serie di dettagli. Sono abbastanza fortunata perché soprattutto adesso che ha iniziato il liceo ha tanti stimoli e quindi non la vedo tutto il giorno davanti al telefono o al pc. Credo anche che il web non sia solo negativo, ma dia molte opportunità di conoscenza. Io sono persuasa che la rete abbia salvato la vita dei nostri ragazzi durante la pandemia. Poi c’è anche il rovescio della medaglia. Per questo è importante alimentare sempre il dialogo nelle case su questi temi». Il Veneto le ha offerto anche un altro ruolo forte. Una storia a cui si dice molto legata.

Nel 2020 è stata Elisa Girotto in 18 regali di Francesco Amato. Il film, tratto da una storia vera, racconta l’ultimo anno di vita di Elisa, la nascita di sua figlia Anna (interpretata da Benedetta Porcaroli), la scoperta del tumore e quei 18 regali preparati per la bambina fino alla maggiore età. «Elisa è uno dei ruoli che ho amato di più. Per me resta una guerriera, una donna intensissima per come abbiamo potuto conoscerla dalla testimonianza del marito Alessio, dai suoi scritti e dalla sua famiglia. È una storia che mi ha davvero coinvolto, un’esperienza fortissima per la mia carriera e anche per la mia vita di mamma e di donna».



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