Al Bano ha adottato tre bambini Ucraini



Il cantante ha ripudiato l’ex “amico” Putin («la guerra non mi va giù, credo che non canterò più in Russia») e ha deciso di ospitare nella sua tenuta pugliese alcuni profughi ucraini: una professoressa con un bimbo di 7 anni, un ragazzo di 16 e uno di 18. «Mi sento responsabile, siamo come una nuova famiglia. Voglio trattarli da figli, è mio dovere pensare a loro»



Quando il cielo sarà sereno vedrai milioni di stelle sopra di te”. Magari un giorno diventerà il titolo di una canzone, ma oggi è la frase che Al Bano ha detto al bimbo ucraino di 7 anni in fuga dalla guerra a cui, assieme a sua madre e ad altri due ragazzi, ha aperto la sua casa. “Per la festa del papà mi sono regalato tre nuovi figli ucraini.

Le mie porte sono spalancate per chi fugge dalla guerra: ora siamo una nuova famiglia”. Immarcescibile Al Bano. Il successo non gli ha mai fatto perdere la concretezza e i valori fondamentali. Così, assieme alla compagna Loredana Lecciso, il cantante ha deciso di ospitare alcuni profughi in fuga dall’ucraina.

Si tratta di una professoressa con un bimbo di sette anni, un ragazzo di diciotto e uno di sedici, fuggiti dal Paese in guerra e arrivati in Puglia in pullman. «È un atto di sana umanità che mi accomuna a tanti italiani». Come è nata la decisione di aprire le porte della sua casa a una famiglia in fuga dalla guerra? «Mi hanno chiamato un sacco di volte in Ucraina per cantare. Ma non siamo solo personaggi da palcoscenico.

Come uomo mi sono detto: ho ricevuto tanto, devo saper dare anch’io. E così abbiamo dato la disponibilità per ospitare alcune persone per tutto il tempo che sarà necessario». In realtà lei era anche finito sulla black list di Kiev. «Sì, a causa di un’intervista in cui ho parlato bene di Putin. Ora però non ci sono più sulla black list». Lei ha cantato quattro volte per Putin, che è un suo fan. Cosa pensa di questa occupazione? «Un atto da condannare senza se e senza ma.

Le logiche di una guerra sono chiaramente complesse, ma l’aggressione ai civili è inconcepibile. La situazione geopolitica ha molte sfaccettature, in cui io non voglio entrare. Dico solo che basterebbe guardare un bambino e una mamma in fuga sulle rotaie per dire: “Alt! Si fermino le armi”». Lei è stato il primo artista italiano a prendere le distanze da Putin in maniera chiara.
«Non mi interessa cosa fanno gli altri, io sono abituato a metterci la faccia.

Sempre. E per questo credo che non canterò più in Russia. Voglio però dire che io ho conosciuto Putin, un capo di Stato propositivo, che ha saputo combattere il dramma del terrorismo interno. Ricordo che il Time gli diede una bella copertina come costruttore di pace. Ma questa pagina proprio non mi va giù. Sono una persona diretta. Non canterò più in Russia? Mi spiace, ma questo atto è di una gravità inaudita. Per quanto lo abbia apprezzato in passato, io questo Putin non lo accetto: non si può entrare coi carri armati in una terra non tua».

I suoi ospiti erano stati avvisati del fatto di arrivare a casa di Al Bano Carrisi? «No. E infatti quando la mamma mi ha visto mi ha detto subito: ma lei è Al Bano, quello vero? Era molto felice e un po’ incredula». Come è stato il primo impatto? «Comunichiamo in inglese. I ragazzi hanno fatto amicizia anche con nostra figlia Jasmine. La prima sera a cena non ho toccato volutamente il tema della guerra. Abbiamo parlato di musica, di sport, abbiamo cercato di tranquillizzarli.

Ci voleva una serata più leggera. Queste persone viaggiano con un dramma addosso, ora hanno bisogno di ritrovarsi, di avere quella serenità che improvvisamente è stata spezzata. E poi voglio dire che sono educatissimi, gentili, sta andando tutto molto bene». Il bambino come sta reagendo? «Mi fa tanta tenerezza. Mi ha chiesto: “Ma questo albergo quante stelle ha?”. Io ridendo ho risposto: “È un quattro stelle!”. E lui: “No, no, ne ha almeno dieci secondo me”».

Crede che questo gesto di accoglienza cambierà un po’ la vostra famiglia? «Certamente. Io ora mi sento responsabile per questi tre ragazzi e voglio trattarli come se fossero figli. Sa cosa ho risposto al piccolo quando scherzavamo sull’hotel a dieci stelle? Quando il cielo sarà sereno vedrai milioni di stelle sopra di te. È mio dovere oggi pensare a loro».



Lascia un commento