Biden – Putin, il prezzo da pagare anche per l’Italia



Se tutti i tentativi di mediazione fallissero, un eventuale conflitto Russia-Ucraina avrebbe ripercussioni anche sull’Italia. Non a livello militare, ovviamente, anche se il nostro Paese è parte integrante di quell’Alleanza atlantica. (l’Ucraina chiede da tempo di entrare a fare parte della Nato) che Putin usa come pretesto per soffiare sul fuoco, le conseguenze di una guerra noi italiani l’avvertiremmo pesantemente nel nostro vivere quotidiano, pur stando lontani dal tuono delle granate e dal sibilo delle pallottole dei cecchini.



La prima conseguenza l’avvertiremmo per un ulteriore aumento del costo della bolletta del gas, che potrebbe diventare merce rara tanto da portarci a misure che ricorderebbero i primi anni Settanta, quando per la scarsità di petrolio messa a disposizione dai paesi produttori riuniti nell’Opec, l’Italia fu costretta ad andare letteralmente a piedi la domenica.

Vladimir Putin ha infatti un’arma molto potente in mano: i rubinetti del gas verso l’Europa. Il 38% del gas che tutti noi utilizziamo in Italia e in Europa arriva proprio da Mosca. L’Italia importa infatti circa il 40 per cento del proprio gas naturale, essenziale per scaldare le case e per generare elettricità, dalla Russia.

LE PRIME AVVISAGLIE

Qualcosa però sta già succedendo perché le forniture di gas all’unione Europea da nell’ultimo anno hanno già visto un calo notevole anche soprattutto dall’inizio del 2022, nell’ordine del 30-40 per cento in meno facendo lievitare il prezzo. Il think tank Bruegel ha fatto anche delle stime su cosa potrebbe accadere se davvero ci fosse un conflitto e si verificasse lo scenario peggiore: cioè la chiusura totale dell’export di gas. Ebbene l’Unione Europea potrebbe arrivare al massimo, se l’inverno diventasse più freddo di quanto è stato fino ad adesso, fino ad aprile 2022.
Un discorso simile a quello fatto per il gas è valido anche per il petrolio. Ad oggi la Russia è il primo partner commerciale dell Ue, con una quota di mercato che si aggira intorno al 25%. Per l’Italia, Mosca rappresenta il quarto fornitore in termini assoluti di petrolio.

Non è solo l’energia a preoccupare l’Italia. I venti di guerra in Ucraina hanno fatto impennare le quotazioni internazionali di grano per il pane e mais per l’alimentazione animale. In una settimana, i prezzi sono saliti rispettivamente del 4,5% e del 5%.(fonte Coldiretti).

EMERGENZA GLOBALE

L’Ucraina, infatti, produce circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto al mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo). Kiev si piazza inoltre al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale mentre la Russia è al primo posto. Insieme, le due Nazioni, garantiscono circa un terzo del commercio mondiale. Si tratta, spiega ancora la Coldiretti di “un’emergenza globale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane



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