Nuoto sotto shock: “Sono stata drogata l’ultima notte dei Mondiali, dopo ero piena di lividi”



Il drammatico resoconto della nuotatrice Mary-Sophie Harvey su ciò che le è accaduto dopo aver attraversato a nuoto la Manica: “Non ricordo nulla per un periodo che va dalle quattro alle sei ore. Tuttavia, posso assicurarvi una cosa: non sono mai stata così umiliata”.



Il mondo del nuoto è sotto shock dopo che il 25 giugno la nuotatrice canadese Mary-Sophie Harvey ha pubblicato un lungo e dettagliato post su Instagram, rivelando di essere stata drogata l’ultima notte dei Campionati Mondiali di Budapest, svoltisi tra il 18 e il 25 giugno. È una storia che ci porta in un viaggio terrificante in un mondo oscuro e caotico dove tutto svanisce, tranne il terrore.

La nuotatrice canadese Anna Cummins, che si è piazzata ottava nei 200 misti in Ungheria qualificandosi per la sua prima finale ai campionati del mondo, e che poi ha nuotato nelle eliminatorie ma non ha fatto parte della staffetta finale che ha conquistato il bronzo, mercoledì ha descritto ciò che le era accaduto a Budapest, fornendo le fotografie delle ferite che, a suo dire, le sono state inflitte mentre era priva di sensi, precisando di non volerne rivelare altre.

Durante il periodo in cui è rimasta incosciente dopo essere stata drogata – dalle quattro alle sei ore – Harvey ha detto di non sapere come sia successo. In quel momento era con i suoi compagni di squadra, ma non hanno impedito che venisse aggredita, anche se lei non usa questo termine. Nell’introduzione al post afferma di aver riflettuto a lungo sull’opportunità di pubblicare qualcosa. “Sono sempre stata onesta con voi”, scrive, “e queste situazioni si verificano troppo spesso perché io possa rimanere in silenzio”.

L’ultima notte dei Mondiali, sono stato drogata – comincia il lungo racconto di Mary – All’epoca non ero consapevole di cosa fosse dentro di me, ricordo solo di essermi svegliata la mattina dopo completamente persa, con il nostro team manager e il medico al mio capezzale. Ricordo di aver festeggiato la mia competizione, essendo consapevole del mio prossimo obiettivo, che sono i Giochi del Commonwealth. Ma da allora non ricordo nulla. C’è questa finestra da quattro a sei ore in cui non riesco a ricordare una singola cosa. Ho sentito frammenti da parte di persone e ho anche sperimentato il giudizio. L’unica cosa che posso dire è questa: non mi sono mai vergognata maggiormente“.

Il giorno dopo sono tornata a casa e ho cenato con la mia famiglia – continua la nuotatrice canadese – Ricordo che mia madre diceva: ‘Sembri diversa’. Non sapeva che anch’io mi sentivo così. Sembrava che il corpo in cui mi trovavo non fosse mio (sembra ancora così). Sono tornata a casa e ho trovato una dozzina di lividi sul mio corpo. Alcuni dei miei amici mi hanno detto in seguito che si erano dovuti prendere cura di me mentre ero priva di sensi e probabilmente questo ha spiegato il perché. Non mi ha fatto sentire meglio. Ho chiamato una delle mie buone amiche sapendo che sua madre era una dottoressa, così potevano guidarmi un po’. Alla fine sono andata in ospedale, dove ho incontrato medici e psicologi. Mi hanno fatto esami e trattato nel miglior modo possibile. Mi hanno detto che succede più spesso di quanto pensiamo e che in un certo senso sono stato fortunata a uscirne con costola incrinata e una piccola commozione cerebrale. Mi ha aiutato a curare alcune delle paure che avevo ma purtroppo non tutte“.



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