Pierfrancesco Favino in confidenza parla del padre e della moglie



Pierfrancesco Favino, protagonista de Il Colibrì di Francesca Archibugi, ha raccontato al Corriere il personaggio che interpreta, un uomo che vive perditempo e amori assoluti.



Mi piace che dopo i fallimenti amorosi, successivi alla morte dell’unica figura femminile che lo capiva, cioè la sorella, lui riconquista un centro di sé nel femminile quando diventa padre e nonno. Io sono cresciuto con tre sorelle, abito il femminile da sempre” le sue parole.

Marco Carrera, il protagonista, si chiama Colibrì per la sua capacità di volare mantenendo la posizione. Favino ha detto di essere stato resiliente, come il personaggio, riguardo alle cose che non potresti mai poter scambiare:

“Ad esempio non lavoro mai nei giorni dei compleanni delle mie figlie”.

Ha parlato di vari traguardi professionali, poi dell’amore per la moglie, Anna Ferzetti, e per le loro figlie.

Il dolore per la morte del padre

Nel corso della sua carriera, Pierfrancesco Favino ha interpretato molti ruoli, ognuno distinto dagli altri. In Cosa voglio di più (2006), ha dovuto girare addirittura scene esplicite.

“La mia nudità è altro, mi sono trovato più nudo quando ero vestito che non nelle scene di nudo” ha raccontato al Corriere svelando che “Quando lavoro non penso di essere io. Dopo, sì, mi rendo conto che attorno mi percepiscono come me“.

Infatti, ciò che gli accade nei film mina la felicità della sua famiglia:

Se in un film muoio mia madre sta male, se nel film ho bisogno di soldi, lo zio chiama per offrire aiuto“. Tornando alla resilienza messa a dura prova nel film Colibrì, l’attore ha ricordato l’evento che più ha segnato la sua vita, la morte del padre. Non ho mai veramente elaborato ciò che la morte di mio padre ha generato in me. Fu un evento molto forte, stavo lavorando a El Alamein, nel deserto.

Aveva 33 anni quando vide trasformarsi “da giovane a uomo a tutti gli effetti”. “Ma non mi sono reso conto subito, né poi l’ho ammesso facilmente, che alcune scelte successive potessero derivare da quello. Il piglio, il senso di urgenza con cui ho agito dopo, vengono da lì. Ora se tornassi indietro non farei così” ha continuato.

L’amore per la compagna Anna Ferzetti e le figlie Greta e Lea

Favino ha raccontato l’amore per sua moglie, Anna Ferzetti, conosciuta il 2 febbraio 2004. “Le ho pestato un piede per sbaglio”, ha detto Favino. “Ero girato di spalle e le ho detto ‘scusa’. Anche lei mi ha chiesto scusa e abbiamo iniziato a ballare. Per noi è un canale di dialogo”. Dalla loro unione sono nate Greta, 16 anni, e Lea, 10: “Con loro ho un rapporto emotivamente diretto. Quest’estate la più grande è andata negli Stati Uniti per una vacanza studio; è stata una cosa bellissima ma ha fatto male” .

Con la grande vediamo film. L’altro giorno Memento di Nolan; si fa domande esistenziali e quel tipo di cinema la intriga. Con lei mi piace parlare, anzi, ascoltare, e leggerla, scrive molto bene. Con Lea, più piccola, ci divertiamo a fare imitazioni, giochi, scherzi telefonici in cui ci fingiamo un’altra persona: in lei rivedo cose della mia infanzia, l’inventarsi la realtà.

Il parere su Meloni, Letta e Conte

Nel corso dell’intervista, l’attore Pierfrancesco Favino ha dichiarato che, tra tutti i personaggi che ha interpretato, si è identificato maggiormente con Di Vittorio, il sindacalista protagonista di Pane origini e Libertà (“per le sue origini pugliesi e per un atteggiamento politico che ho sentito vicino”), ma non ha rivelato il suo voto alle elezioni politiche del 25 settembre. Alla domanda sui modi di parlare del premier designato Matteo Renzi, di Silvio Berlusconi e di Giorgia Meloni, ha risposto:

Parliamo di emissione vocale. Meloni, dal punto di vista tecnico, sembra dire davvero ciò che pensa. Qualcosa nel tono ci dice che è connessa con il corpo. In altri, invece, si avverte un filtro. Letta dà l’impressione di una mediazione tra il pensiero e la dichiarazione; Conte ha una conformazione vocale bloccata alla laringe, il centro del respiro, e su alcuni toni può essere respingente, in altri casi, invece, persino suadente.



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