Francesco Vitale, l’ultima chiamata: «È finita, pensa tu al bimbo». Durante il sequestro è caduto dalla finestra e chiamò la compagna



“Tesoro mio, è tutto finito. Dovrai occuparti del nostro bambino da sola.” Queste sono le parole pronunciate la sera del 21 febbraio quando la compagna di Francesco Vitale, il PR caduto dal quinto piano di un edificio a Magliana, riceve l’ultima chiamata. L’uomo verrà trovato senza vita il giorno successivo alle 11. Che sia stato spinto o sia caduto nel tentativo di sfuggire ai suoi rapitori, che lo hanno torturato per oltre dodici ore, resta incerto. Il sequestro fulmineo aveva lo scopo di recuperare un debito di 500.000 euro legato a droga, una partita di cocaina rimasta impagata.



Poco dopo, i rapitori contattano i familiari di Vitale per chiedere un riscatto, utilizzando una SIM card acquistata appositamente e poi lasciata a Sergio Placidi, arrestato con Daniele Fabrizio con l’accusa di sequestro a scopo di estorsione, aggravato dalla morte della vittima. Utilizzando la stessa SIM, i rapitori consentono a Vitale di chiamare la sua compagna, aumentando così la pressione e tentando di ottenere il denaro.

I rapitori richiedono 500.000 euro come riscatto e danno un ultimatum: “I soldi devono arrivare entro le 8 del mattino del 22 febbraio.” I familiari di Vitale si recano in commissariato a Bari e il fratello parla del debito di Vitale, facendo riferimento a soldi di scommesse non restituiti. Tuttavia, è subito chiaro che si tratta di droga. Tre ore dopo la scadenza dell’ultimatum, il corpo di Vitale viene ritrovato nell’androne, senza documenti né telefono. Verrà identificato grazie alle impronte digitali. Dopo gli arresti di Fabrizio e Placidi, i carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dai PM Francesco Cascini e Francesco Minisci, cercano altri tre uomini, che avrebbero partecipato al sequestro e alla tortura della vittima.

Il debito di Vitale si trascinava da anni. Nel 2018 era già stato picchiato dagli albanesi che, dopo la morte di Fabrizio Piscitelli e guidati dall’albanese Elvi Demce, avevano preso il controllo del narcotraffico. Per gli inquirenti, un’intercettazione del 6 novembre 2018, finita nell’indagine “Spongebob” della Squadra Mobile, si riferisce proprio a Vitale. Era già stato picchiato una volta per quel debito, che gli albanesi avevano ceduto a un altro gruppo. Il dialogo avviene tra il pugile albanese Petrit Bardhi e il romano Fabrizio Capogna, arrestato due giorni fa a Fiumicino dopo un anno di latitanza. In un precedente episodio, Vitale, sempre per un debito di droga, era finito tra le mani di criminali romani e albanesi legati al gruppo di Demce.



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