Lino Banfi pensiero corre alla moglie Lucia scomparsa da 8 mesi. «Questo premio è anche per lei»



Luciano Spalletti è stato chiamato a sostituire Roberto Mancini sulla panchina della Nazionale di calcio. Nel cuore degli italiani c’è un solo allenatore che ha fatto la storia del calcio: Oronzo Canà, il personaggio interpretato da Lino Banfi sul grande schermo negli anni Ottanta. A settembre, a Venezia, Banfi riceverà il Premio alla Carriera del Nuovo Imaie, un riconoscimento che lo rende orgoglioso. L’attore pugliese, che compirà ottantasette anni a luglio, non si aspettava un premio del genere, perché pensa di avere ancora tantissimi anni di carriera davanti. Il Premio alla Carriera è legato al suo film più amato, L’allenatore nel pallone, che ha venduto 2 milioni di copie in formato DVD. Banfi è consapevole che le produzioni cinematografiche possono guadagnare molto con la vendita dei diritti per la trasmissione televisiva o la distribuzione in Home Video, ma lui si sente ricco soprattutto per l’affetto del pubblico.



L’anno prossimo L’allenatore nel pallone compie quarant’anni: quando ero sul set, non avrei mai immaginato che sarebbe diventato un film di culto. È diventato uno dei film che ha fatto la storia della commedia italiana e che ha fatto ridere anche molti calciatori stranieri che venivano a giocare in Italia.

Per i calciatori che ho incontrato nel corso degli anni, sono sia Lino Banfi che Oronzo Canà. Ho conosciuto tanti calciatori e molti di loro mi hanno rincontrato nel sequel del film, L’allenatore nel pallone 2. Alcuni giocatori della Roma hanno partecipato al primo film e dopo avermi battuto nella fiction, scherzavano con me. Tra loro c’era anche Ciccio Graziani che scherzava sulla mia calvizie.

Direi che i film che mi rappresentano di più sono L’allenatore nel pallone eVieni avanti cretino. Sono stati dei punti di svolta sia nella mia carriera cinematografica che nel mondo del calcio. Prima di quei film, era difficile fare ironia in entrambi gli ambienti. Ma per molti giovani, sono conosciuto principalmente come nonno Libero grazie alla serie Un medico in famiglia. Quel ruolo mi ha dato una grande popolarità ma non so come sarebbe stata la mia carriera senza di esso.

Quel ruolo mi ha regalato una popolarità trasversale, permettendomi di essere riconosciuto come nonno Libero anche al di fuori dello schermo. La mia carriera avrebbe sicuramente preso una direzione diversa senza quel ruolo, ma sono grato per l’opportunità che mi è stata data e per tutto quello che ho potuto fare prima di interpretarlo.

Ho avuto la fortuna di lavorare con attori bravissimi nella serie in cui ho interpretato nonno Libero, nonostante facessi fatica a ricordarmi i nomi di tutti i miei nipoti. Non è un caso che nonno Libero sia ancora oggi uno dei personaggi più amati dal pubblico, insieme a Don Matteo.

Mi è stato proposto di interpretare Don Matteo nella serie Il diavolo e l’acquasanta, ma ho dovuto rifiutare perché ero già impegnato con Un medico in famiglia. Non sono pentito della scelta e ho sempre preferito il personaggio del frate rispetto a quello del prete. Il confronto con mia moglie Lucia è stato molto importante nella mia carriera. Abbiamo sempre valorizzato il significato della famiglia, anche in confronto ad altri artisti che ne hanno più di una. Papa Bergoglio ha scritto una lettera stupenda quando Lucia è mancata, sottolineando che la mia luce è sempre stata mia moglie Lucia e che continuerà ad esserlo.

Lucia mi ha sempre incoraggiato a fare ciò che mi piaceva, ovvero far ridere le persone. Se riuscivo anche a commuoverle o farle riflettere, era ancora meglio. Nei prossimi mesi, voglio raccontare la mia carriera e i miei personaggi attraverso un largometraggio. Ho avuto l’opportunità di lavorare con Mario Sesti, un regista di documentari molto apprezzato. Spero di presentare il film a Venezia, magari anche a Mestre, dove ho iniziato a prendere confidenza con il festival.

Nella mia vita sono diventato anche nonno e ho sempre mantenuto un rapporto affettuoso e presente con i miei nipoti. I figli di Rosanna sono ormai adulti, con Virginia che ha trent’anni e Pietro venticinque. Inoltre, abbiamo una famiglia dello Sri Lanka che vive con noi e il loro bambino di nove anni mi chiama nonno. È una grande soddisfazione

Recentemente, ho acquisito un altro nipote, Calogero, con il quale abbiamo lottato una battaglia insperata che alla fine abbiamo vinto contro Facebook. Calogero aveva creato una pagina su Facebook chiamata “NoicheAmiamoLinoBanfi” per riunire tutti i miei fan nel mondo, soprattutto in America Latina, Canada e Nord Europa. L’algoritmo di Mark Zuckerberg ha oscurato diverse volte quella pagina, ma siamo riusciti a superare gli ostacoli.



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