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Tiffany Chen, la sua battaglia contro la paralisi facciale post-parto: un messaggio di speranza



Tiffany Chen e la sua lotta contro la paralisi facciale: una testimonianza di coraggio

La gioia della nascita di Virginia, la settima figlia di Robert De Niro, ha emozionato il mondo intero. Tuttavia, solo ora la madre, Tiffany Chen, decide di raccontare che il suo percorso non è stato privo di ostacoli. In un’intervista a Cbs Morning, la campionessa di arti marziali di 45 anni svela di aver sofferto di paralisi di Bell, una condizione che causa la perdita del controllo dei muscoli del viso, dopo il parto.



Tiffany spiega che quando è tornata a casa dopo la nascita di sua figlia, ha iniziato a notare strane sensazioni alla lingua e al viso. Ha descritto la sua faccia come se si stesse sciogliendo su se stessa. Preoccupata, è stata immediatamente ricoverata in ospedale, ma la situazione si è aggravata.

La paralisi facciale ha comportato una serie di difficoltà per Tiffany. Ha perso la capacità di mangiare correttamente, ha avuto problemi di parola e ha perso tutte le funzioni facciali. Questa condizione l’ha angosciata, poiché non poteva interagire pienamente con la sua adorata Gia Virginia.

Durante questo periodo, Robert De Niro si è dimostrato un grande sostegno per Tiffany. L’attore è stato una presenza forte e rassicurante, aiutandola a superare le difficoltà legate alla paralisi facciale.

Fortunatamente, grazie alle cure mediche, la situazione di Tiffany è migliorata e finalmente ha potuto godersi appieno il tempo con la sua piccola Gia Virginia. Nonostante sia sempre stata riservata, Tiffany ha deciso di condividere la sua storia per offrire sostegno ad altre donne che si trovano ad affrontare la paralisi di Bell. Ha un messaggio di speranza per loro, invitandole a non chiudersi in casa e a non vergognarsi della loro condizione.

La testimonianza di Tiffany Chen è un esempio di coraggio e determinazione. Il suo racconto offre speranza e supporto a tutte le donne che si trovano ad affrontare sfide simili, mostrando loro che non sono sole e che c’è una via verso la guarigione.



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