“Era convinta di soffrire di una sbornia prolungata, ma scopre un tumore al cervello”: la storia di Ella, britannica



Ella Pick, una giovane di 19 anni originaria di Boston, nel Lincolnshire, ha ricevuto una diagnosi devastante a luglio scorso. Dopo un viaggio in Grecia con amici, ha iniziato a soffrire di sintomi inquietanti che hanno portato alla scoperta di un tumore al cervello incurabile.



Durante la sua vacanza di quattro settimane a Zante, una rinomata isola greca, Ella ha iniziato a sentirsi insolitamente stanca e spossata, sintomi che inizialmente aveva attribuito agli eccessi alcolici. Tuttavia, una volta rientrata in Inghilterra, la situazione è peggiorata rapidamente. “Una settimana dopo il mio rientro, le emicranie sono diventate insopportabili e la pressione nella parte posteriore della testa era tremenda,” ha condiviso Ella con il tabloid inglese The Sun.

Il deterioramento della sua condizione è diventato evidente quando il suo occhio sinistro ha iniziato a spostarsi in modo anomalo verso il centro del viso. Preoccupata, Ella ha consultato un oculista che l’ha immediatamente indirizzata all’ospedale per ulteriori esami. Dopo una serie di test, inclusi una TAC e una risonanza magnetica, i medici hanno identificato la causa dei suoi sintomi: un glioma diffuso della linea mediana nel tronco encefalico, una forma di cancro incurabile e inoperabile.

Questa terribile scoperta ha cambiato drasticamente la vita di Ella e della sua famiglia. I medici hanno stimato che alla giovane rimanesse circa un anno di vita. Questa notizia ha scosso profondamente non solo Ella e i suoi cari, ma anche la comunità locale e tutti coloro che hanno seguito la sua storia.

L’impatto emotivo di una diagnosi tanto grave su una giovane così piena di vita è immenso, e il caso di Ella sottolinea l’importanza della ricerca medica nel campo dei tumori cerebrali e dell’attenzione alla salute personale, soprattutto quando si verificano cambiamenti improvvisi e severi nel benessere fisico. Ella e la sua famiglia ora si affidano al sostegno reciproco e alla speranza che ulteriori ricerche possano un giorno portare a nuove terapie per condizioni altrimenti letali come la sua.



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