Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir ha effettuato una visita nel centro di detenzione in cui si trovano gli attivisti e le attiviste della Global Sumud Flotilla, sequestrata in acque internazionali e trasferita con la forza nel porto di Ashdod. Le immagini diffuse sui social mostrano il ministro rivolgere accuse pesanti contro i fermati, definiti “terroristi” e accusati di sostenere il terrorismo. In un successivo messaggio pubblicato su X, Ben Gvir ha dichiarato: “Gli attivisti sono qui trattenuti come terroristi, con la tuta dei terroristi. Penso che debbano essere tenuti per alcuni mesi in una prigione israeliana, in modo che si abituino all’odore dell’ala terroristica”. Ha inoltre criticato il premier Benjamin Netanyahu, ritenendo un errore l’ipotesi di espulsione immediata: “Questo li spingerà a tornare ancora e ancora e ancora”.
@momentidicasaAttivisti della Flotilla detenuti, maltrattati e isolati, il ministro Ben Gvir li minaccia- “In carcere per mesi”
Secondo la ricostruzione fornita dagli avvocati della Ong Adalah, la visita del ministro si sarebbe svolta mentre gli attivisti erano già sottoposti a condizioni estremamente dure. La nota diffusa dall’organizzazione afferma: “Dopo il loro rapimento illegale in acque internazionali, sono stati costretti a inginocchiarsi con le mani legate dietro la schiena con delle fascette ai polsi per almeno cinque ore, dopo che alcuni di loro avevano intonato canti a favore della liberazione della Palestina”. La Ong denuncia inoltre che la presenza del ministro avrebbe avuto “l’evidente intento di umiliarli e intimidirli”, sottolineando che gli attivisti sarebbero stati filmati e utilizzati in una “dimostrazione degradante di controllo”.
Le condizioni di detenzione descritte dagli avvocati e confermate anche dal team legale italiano appaiono particolarmente critiche. I fermati sarebbero rimasti per ore senza accesso ad acqua, cibo e servizi igienici, con violazioni dei diritti fondamentali alla difesa e a un processo equo. Gli avvocati italiani riferiscono che solo una delle attiviste, identificata come Greta, avrebbe ricevuto un pacco di patatine, mostrato alle telecamere come unica forma di approvvigionamento alimentare. A queste privazioni si sarebbero aggiunti maltrattamenti fisici e verbali, tra cui l’uso di idranti e il trasferimento a bordo delle navi sotto la minaccia delle armi.
Secondo i dati diffusi da Adalah, il numero complessivo delle persone fermate in acque internazionali e trasferite in Israele sarebbe pari a 473. La maggior parte di loro è stata portata nella prigione di Saharonim, nei pressi di Ketsiot. L’International Federation for Human Rights, che collabora con Adalah, ha riferito che alcuni attivisti, tra cui il vicepresidente Alexis Deswaef, si sarebbero rifiutati di firmare documenti nei quali veniva indicato un presunto “ingresso illegale” in Israele, avviando uno sciopero della fame in attesa di un’udienza.
Dalla testimonianza dell’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi, emerge un quadro analogo: “Provo una grande rabbia. Siamo stati fermati in acque internazionali, sostanzialmente rapiti, e non c’è giustificazione. Ci hanno prelevato dalle barche e ci hanno portato al porto di Ashdod, dove ci hanno interrogato e perquisito. Poi tutti gli altri attivisti sono stati portati al centro di detenzione, mentre noi parlamentari siamo stati separati e condotti in camionette con celle. Qui le condizioni erano molto problematiche, tra chi non aveva l’acqua e chi non poteva andare in bagno”.
Le dichiarazioni e i video diffusi hanno suscitato immediate reazioni in Italia. Il deputato di Avs Nicola Fratoianni ha definito “indecente” l’atteggiamento del ministro Ben Gvir, chiedendo il rimpatrio immediato degli attivisti. Anche il senatore del Partito Democratico Filippo Sensi ha parlato di un “osceno spettacolo”, definendolo “un insulto ai diritti umani e uno schiaffo all’Italia”. Sensi ha chiesto al governo italiano di convocare l’ambasciatore israeliano e di procedere rapidamente al rientro dei cittadini coinvolti.
Al momento, da parte dell’esecutivo non è giunto alcun commento ufficiale, mentre resta alta l’attenzione sulle condizioni di detenzione degli attivisti e sulla gestione della vicenda a livello diplomatico.



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