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Bambino cade dal balcone a Roma: le parole strazianti della madre, “Volevo afferrarlo, ma non ce l’ho fatta”



Un tragico incidente ha colpito la famiglia di un bambino di 12 anni, che ora si trova in prognosi riservata all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il piccolo è stato portato in sala operatoria in coma dopo essere caduto dal balcone di casa. I genitori, Enrico e Assuntina, vivono a Cirò Marina, in provincia di Crotone, e sono stati travolti dalla drammaticità della situazione, mentre si trovano a gestire la paura e l’ansia per la salute del loro figlio.



Enrico, stringendo tra le mani la felpa insanguinata con cui ha tentato di tamponare le ferite del bambino, non riesce a trovare pace. “Perché non ha preso me?”, si sfoga guardando verso il cielo, cercando risposte in un momento così doloroso. La famiglia si è riunita per rivivere gli istanti che hanno preceduto la caduta, i soccorsi e le scarne comunicazioni dei medici. Assuntina, la madre, ha raccontato l’ultimo momento prima dell’incidente: “Ce lo avevo davanti. Si era seduto sul bordo del balconcino, dando le spalle al vuoto. Gli ho detto di rientrare, poteva farsi male. Gli sono andata incontro e in quell’istante l’ho visto cadere nel vuoto. Sono corsa verso il davanzale e ho tentato di afferrarlo ma è stato inutile”.

Enrico ha aggiunto: “Ero in camera da letto. Ho sentito l’urlo di mia moglie e quasi nello stesso istante il tonfo”. Il rumore della caduta è un ricordo che Enrico non riesce a scacciare dalla mente. “Sono sceso per le scale scalzo, ho preso mio figlio tra le braccia, gli ho avvolto la testa nella felpa, gli parlavo. Era cosciente, ma aveva sangue dappertutto”. Assuntina ha poi ripreso il racconto, descrivendo la caduta: “Ho visto la caduta, il bambino con un colpo di reni ha deviato la traiettoria andando a impattare su un furgone. Probabilmente questo ha limitato i danni”. Enrico ha commentato: “Il ragazzo gioca a calcio, fa il portiere. Credo che il suo istinto in qualche modo lo abbia aiutato. Ma è lunga, non so come ne uscirà. Ha un polmone lesionato, un sensore che monitora il cervello”.

La mattinata di Enrico e Assuntina era iniziata in modo completamente diverso. Assuntina ha raccontato: “Mio marito stamattina mi aveva comprato un mazzo di fiori. Ci eravamo svegliati presto, io avevo anche svolto un tirocinio online”. La coppia gestisce un’agenzia per il lavoro, e Assuntina è anche responsabile dell’organizzazione di corsi di formazione. Oltre al bambino che ora lotta per la vita, hanno altri due figli: un ragazzo di 16 anni e una sorellina di 11. La famiglia vive e lavora a Cirò Marina, ma spesso si reca a Roma per visitare i parenti.

Nella giornata dell’incidente, la famiglia si stava preparando a festeggiare la laurea del cugino del bambino, che si era appena laureato. “Ero all’università, mi ha telefonato mia madre per avvisarmi dell’incidente. Sono sprofondato nel panico”, ha raccontato il ragazzo, visibilmente scosso. “La commissione d’esame ha saputo cosa era successo e mi ha permesso di discutere la tesi in ingegneria dei processi industriali. Poi mi sono precipitato qui”. Il giovane ha condiviso il legame speciale che lo unisce al cugino: “Ogni volta che ci incontriamo, mi chiede dei miei studi, mi dice sempre che anche lui diventerà ingegnere”. Le sue parole si interrompono in un nodo di emozione, mentre abbraccia la fidanzata.

A sostenere la famiglia c’è anche il nonno del bambino, Gino, il padre di Assuntina. “Il ragazzo è forte, ha un carattere da leone. Ce la farà”, afferma l’anziano, la cui voce trasmette una determinazione calma e rassicurante. Assuntina continua a muoversi nervosamente, cercando conforto in un abbraccio con una parente. È arrivata in ospedale indossando ancora il pigiama e un paio di sneakers, segno della frenesia e dell’angoscia che ha vissuto in quel momento.

Il bambino è entrato in sala operatoria intorno alle 13, e i familiari sono rimasti in attesa davanti al reparto di terapia intensiva fino alle 17. La giornata, però, si preannuncia lunga e carica di ansia per tutti loro, mentre continuano a sperare in notizie positive riguardo alla salute del loro amato figlio. La situazione rimane critica, e la famiglia si stringe attorno al piccolo, in attesa di sviluppi e di un possibile recupero.



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