Ho sempre espresso la mia contrarietà nei confronti dei centri sociali. Si tratta di edifici trascurati, spesso abbandonati, che alcuni giovani si appropriano senza alcun titolo.
Questo comportamento costituisce un reato, ancor più grave se perpetrato da individui che, oltre a non pagare affitti o tributi, si dedicano alla vendita di bevande di bassa qualità. Personalmente, durante la mia giovinezza, ho sempre lavorato onestamente per guadagnarmi da vivere.
Non avrei mai preso in considerazione l’idea di impossessarmi di un immobile altrui. Comprendo che questi giovani non abbiano ricevuto un’adeguata educazione, ma ciò non giustifica il fatto che arrechino danni agli altri. Il loro modus operandi è sempre lo stesso: scelgono edifici dismessi nelle periferie urbane per passare inosservati.
Al calar della notte, forzano gli ingressi e occupano gli edifici, esponendo striscioni banali alle finestre e deturpando gli interni con graffiti e sostanze stupefacenti. La loro presenza è effimera, poiché l’entusiasmo iniziale si spegne rapidamente, spesso insieme al sostegno economico dei genitori. Come si diceva un tempo, nascono incendiari e finiscono pompieri, ma il ruolo del pompiere richiede eroismo e dedizione al lavoro.
La longevità di tali realtà è spesso favorita da una certa sinistra compiacente, convinta che sia più costruttivo tollerare un gruppo di individui recalcitranti piuttosto che promuovere il rispetto delle leggi. Un esempio emblematico è rappresentato dal Leoncavallo, centro sociale milanese la cui fama, ingiustificata, ha raggiunto anche Roma.
Le amministrazioni di sinistra, fino all’attuale sindaco, hanno sempre mostrato tolleranza nei suoi confronti. Cinquanta anni di occupazione rappresentano un primato e una vergogna di cui avremmo volentieri fatto a meno. Le famiglie milanesi, in particolare, nutrono forti perplessità riguardo al Leoncavallo e alla narrazione che gli è stata attribuita sin dai tempi in cui, al Casoretto, era teatro di scontri con le forze dell’ordine.
La notizia dello sgombero è stata accolta con soddisfazione. La scena di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa che avanzavano all’interno dell’edificio, autoproclamatosi centro culturale ma in realtà un edificio trascurato e deturpato da graffiti, che ospitava eventi a tema, un ristorante improvvisato e feste a tema cannabis senza pagare le tasse, è stata emblematica.
Gli occupanti erano assenti, probabilmente in vacanza, lasciando spazio solo a qualche animale domestico e a un paio di migranti che dormivano indisturbati. In quel silenzio, la sinistra parlamentare ha trovato nuovo slancio, criticando il governo Meloni e il ministro Piantedosi per aver ripristinato la legalità. Alcune dichiarazioni, come quelle di Salis e Majorino, sono emblematiche di questa posizione.



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