La storia di Carlos Henrique Raposo, soprannominato ‘El Kaiser’ per la sua somiglianza con il leggendario calciatore tedesco Franz Beckenbauer, è una delle più straordinarie e surreali mai raccontate nel mondo del calcio. Per ben tredici anni, il brasiliano è riuscito a mantenere uno status di calciatore professionista senza mai giocare una partita, sfruttando astuzie e complicità che gli hanno permesso di ingannare club, medici e giornalisti.
Nato in Brasile, Raposo ha costruito una carriera basata su finzioni e stratagemmi ingegnosi. La sua abilità non era quella di dribblare o segnare gol, bensì di evitare il campo da gioco. “Ho sempre fatto finta di stare male e per il tipo di vita che conducevo non sarei mai stato in grado né di allenarmi né di andare in campo”, ha dichiarato in un’intervista. La sua rete di complicità includeva amici calciatori, medici disposti a fornirgli falsi referti e giornalisti che, dietro compenso, pubblicavano articoli che alimentavano la sua immagine pubblica.
Durante il corso della sua “carriera”, Raposo ha firmato contratti con numerosi club prestigiosi, tra cui Botafogo, Flamengo, Bangu, Fluminense, Vasco da Gama, América, oltre a squadre internazionali come il Puebla in Messico, El Paso negli Stati Uniti e il Gazélec Ajaccio in Francia. Nonostante la sua presenza nelle rose ufficiali, non è mai sceso in campo. I dirigenti delle squadre si accorgevano troppo tardi della realtà: stavano pagando uno stipendio a un calciatore che non aveva alcuna intenzione di giocare.
Uno degli episodi più emblematici della sua strategia è legato a un confronto con il presidente di una squadra che gli aveva chiesto spiegazioni sul suo continuo stato di inattività. “Pretendeva che giocassi per davvero”, ha raccontato Raposo. Per sfuggire alla situazione, si rivolse a un amico dentista che gli fornì un falso referto medico: “Portai il referto e dissi: finalmente hanno capito qual è il mio problema… è una questione dentale. Ma era solo una bugia”.
La vita fuori dal campo era il vero centro dell’esistenza di Raposo. Frequentava locali notturni e conduceva uno stile di vita frenetico e sregolato. “Il solo fatto di essere un calciatore era una calamita per molte donne”, ha rivelato al quotidiano britannico The Sun. “Ero un drogato di sesso, andavo a letto con almeno tre donne al giorno. Frequentavo i locali notturni fino all’alba, tutti i giorni… dal lunedì al lunedì”.
Nonostante le numerose bugie e le situazioni al limite del credibile, Raposo è riuscito a mantenere la sua farsa per oltre un decennio. L’ex calciatore del Real Madrid, Ricardo Rocha, ha sintetizzato perfettamente la figura del brasiliano definendolo “il più grande giocatore che non abbia mai giocato al calcio”. Questo appellativo riassume l’essenza di una vicenda che ha mescolato astuzia, inganno e una vita notturna spericolata.
Le sue storie sono talmente incredibili da sembrare tratte da un film. Un esempio è l’episodio in cui riuscì a convincere persino i medici delle squadre della sua presunta impossibilità di giocare. In altre occasioni, si dice abbia persino fatto ricorso alla magia nera per giustificare la sua assenza dal campo.
Oggi, a 59 anni, Carlos Henrique Raposo è ricordato come una figura leggendaria nel mondo del calcio, ma non per le sue abilità sportive. La sua storia è un monito su quanto possa essere potente l’immagine pubblica e su come la manipolazione possa portare a risultati impensabili. Tuttavia, resta la domanda: come sia stato possibile che nessuno abbia smascherato questa truffa per così tanto tempo?
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