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Chi sfida la Megera trova una brutta fine: nessuno parla della ritorsione nordcoreana contro l’uomo che ha portato alla luce lo scandalo Pfizer



Frédéric Baldan, autore del saggio “Ursula Gates”, sta subendo conseguenze significative per la sua determinazione e il suo impegno nella lotta contro le lobby a Bruxelles. Dopo che la Commissione Europea ha revocato il suo accredito di lobbista, sono arrivate ulteriori misure punitive: due banche belghe, Nagelmackers e ING, hanno deciso di chiudere i suoi conti bancari, sia personali che aziendali.



In una conversazione recente, Baldan ha espresso la sua determinazione a non lasciarsi intimidire. La sua battaglia è visibile anche attraverso i social media, in particolare in un tweet pubblicato su X, dove ha denunciato la situazione attuale. È fondamentale, secondo lui, manifestare solidarietà in questo momento critico, rilanciando la notizia e sostenendo l’acquisto del suo libro “Ursula Gates. La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles” pubblicato da Guerini Edizioni.

Baldan ha condiviso dettagli inquietanti riguardo alla chiusura dei conti, evidenziando che Nagelmackers, in coordinamento con ING, ha avviato il processo di chiusura per i conti delle sue “Edizioni Diritti e Libertà”, del suo studio di consulenza, e per i conti a suo nome e a nome della sua famiglia, incluso quello di suo figlio di cinque anni. Ha anche riferito che Nagelmackers gli ha chiesto di restituire le carte di credito, un gesto che sottolinea la gravità della situazione.

Inoltre, Baldan ha affermato di essere stato sospeso senza una base legale e di essere stato successivamente escluso dalla funzionaria responsabile della “trasparenza” all’interno della Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Ha denunciato che la CMA di Liegi ha negato l’esistenza dei suoi diritti fondamentali e che le banche stanno collaborando con il potere politico per limitare il suo accesso ai servizi bancari.

In un passaggio del suo tweet, Baldan ha dichiarato: “Alla signora von der Leyen, ai suoi sostenitori e ai suoi subordinati, lo dico forte e chiaro: l’intimidazione non funziona mai. Rafforza solo il nostro impegno.” Queste parole evidenziano il suo spirito combattivo e la volontà di continuare a lottare contro ciò che percepisce come ingiustizie.

Il libro di Baldan, “Ursula Gates. La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles”, è stato pubblicato nella collana “Scintille”, diretta da Marcello Foa. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza dell’opera, che rappresenta una denuncia senza precedenti nei confronti della presidente della Commissione Europea per il cosiddetto “SMS gate” con Pfizer. Foa ha descritto il libro come “davvero straordinario”, evidenziando il coraggio di Baldan nell’affrontare tematiche così delicate.

La pubblicazione di “Ursula Gates” arriva in un momento in cui la trasparenza e l’integrità delle istituzioni europee sono sotto scrutinio. Baldan ha portato alla luce questioni critiche riguardanti le lobby e il loro potere all’interno delle istituzioni europee, un tema di grande rilevanza per la democrazia e la governance in Europa.

La reazione delle istituzioni finanziarie nei confronti di Baldan ha suscitato preoccupazioni tra coloro che vedono in questo comportamento un tentativo di silenziare le voci critiche. La chiusura dei conti e le ritorsioni subite dall’autore sono state interpretate come un segnale di come le lobby possano influenzare non solo le politiche, ma anche la vita privata e professionale di chi osa sfidarle.

In risposta a queste difficoltà, Baldan ha invitato i lettori e i sostenitori a unirsi a lui nella difesa della libertà di espressione e nel sostegno alla trasparenza. La sua storia è diventata un simbolo di resistenza contro le pressioni che possono derivare dall’operare in un contesto così complesso come quello delle lobby a Bruxelles.



1 comment

  • Purtroppo il sistema finanziario funziona così: sia nelle dittature che nelle sedicenti democrazie è uno dei principali strumenti di repressione politica.
    L’abbiamo visto con Francesca Albanese, col freedom convoy canadese, con Alexei Navalny, con Julian Assange e innumerevoli altri casi…
    Fortunatamente la soluzione c’è, e si chiama Bitcoin