Ho 54 anni e otto anni fa, dopo ventuno anni di matrimonio e due figli, uno di diciannove e l’altro di diciassette, cedetti alle lusinghe di un altro uomo, anch’egli sposato e con figli, tradendo così mio marito. Quella che era nata come una storia di solo sesso si trasformò gradualmente in qualcosa di più importante per entrambi, con lui sempre più insistente nel voler vivere il nostro legame alla luce del sole.
Dopo circa un anno di tradimenti, decidemmo quasi contemporaneamente di comunicarlo ai rispettivi coniugi e, di conseguenza, anche ai figli. Speravo in una separazione civile e nella comprensione dei miei figli. Il rapporto con mio marito, dopo vent’anni, era ormai simile a quello di molte coppie di lunga data, sebbene lui mostrasse ancora entusiasmo, a differenza mia. Tuttavia, egli rifiutò qualsiasi ipotesi di soluzione consensuale, e i nostri figli si schierarono immediatamente dalla sua parte.
Dopo alcune settimane di tensioni insostenibili, lasciai la casa coniugale e andai a vivere con il mio nuovo compagno. Da quel momento, però, i miei figli respinsero ogni mio tentativo di far conoscere loro il mio nuovo compagno e, con il passare del tempo, rifiutarono qualsiasi contatto anche con me. La separazione giudiziale si concluse solo dopo che anche il secondo figlio ebbe compiuto diciotto anni, con l’addebito della separazione a mio carico e l’obbligo di contribuire al loro mantenimento, un sostegno che loro hanno sempre rifiutato, manifestando il desiderio di cancellarmi completamente dalla loro vita, come ebbero a dirmi in una delle poche conversazioni avute.
Con la vendita della casa, che era cointestata tra me e il mio ex marito, si chiuse definitivamente quel capitolo della mia vita. Nonostante il dolore e la solitudine che spesso mi facevano piangere di nascosto, trascorsi cinque anni felici accanto al mio nuovo compagno. Lui, a differenza mia, riuscì a mantenere buoni rapporti sia con le sue figlie, più piccole dei miei figli, sia con la sua ex moglie, che non aveva mai accettato del tutto la separazione e continuava a cercare di influenzarlo attraverso problemi che lui si sentiva in dovere di risolvere.
Nel tempo, notai cambiamenti nel nostro rapporto: lui era sempre più assorbito dai problemi delle figlie e dalle ansie della madre, rendendo per me l’ambiente sempre più difficile da sopportare. Fino a quando, nel luglio del 2022, durante un durissimo confronto, mi confessò di sentire il bisogno di “ricostruire la sua famiglia”. E se ne andò.
Sprofondata in un abisso di solitudine e dolore, trovai conforto solo grazie al sostegno totale di mia sorella e di un’amica. Da quasi un anno, coltivo il desiderio, forse folle, di ristabilire un contatto con la mia “famiglia”. Penso spesso a mio ex marito, che, tutto sommato, è sempre stato un buon compagno di vita, e immagino che, se riuscissi a ricucire i rapporti con lui, forse anche i miei figli potrebbero tornare ad accettarmi.
Mi mancano immensamente. Sono riuscita a scoprire dove abitano, so che il mio ex marito ha mantenuto il vecchio numero di cellulare, mentre i ragazzi, probabilmente, hanno cambiato il loro e non riesco a rintracciarli sui social. Non so davvero cosa fare.
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