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Coccolatori volontari per i neonati in terapia intensiva: l’affetto che cura



Bardati dalla testa ai piedi, si muovono con passo leggero tra le culle della terapia intensiva neonatale (TIN) dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino. Sono i volontari dell’associazione “Le coccole di mamma Irene”, pronti a stringere tra le braccia i neonati che necessitano di affetto, 24 ore su 24. Il loro obiettivo è semplice ma straordinario: offrire ai piccoli l’amore che i genitori vorrebbero dare loro, ma che spesso non possono garantire a causa di impegni, distanza o difficoltà personali.



Dietro questo progetto c’è una storia di grande dolore trasformato in amore. L’associazione è nata per onorare la memoria di Irene, una mamma che nel 2017 ha perso la vita a causa di un aneurisma cerebrale, poco dopo aver dato alla luce la sua bambina, Emma Maria, nata prematura alla trentaduesima settimana.

La sorella di Irene, Carmen Settanta, e il marito della donna, Oscar Palladino, hanno vissuto quei giorni tra il dolore della perdita e la necessità di prendersi cura della piccola Emma, ricoverata in terapia intensiva neonatale. “Ci siamo accorti che alcune cullette rimanevano vuote di amore per ore, perché non tutti i genitori potevano essere lì. Così abbiamo immaginato un modo per colmare quel vuoto”, racconta Carmen, oggi vicepresidente dell’associazione.

E così è nata “Le coccole di mamma Irene”, un’associazione che porta avanti il ricordo di Irene attraverso l’amore donato ai neonati prematuri. “A mia nipote Emma racconto che sua mamma vive ancora nelle coccole che i volontari danno a tanti bambini”, aggiunge Carmen.

Le coccole: una terapia per il neurosviluppo

Le coccole non sono solo un gesto d’amore, ma una vera e propria cura essenziale per il neurosviluppo dei neonati prematuri. La dottoressa Patrizia Savant Levet, direttrice della terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Maria Vittoria, spiega come i bambini prematuri vivano una nascita traumatica, passando dall’ambiente protetto dell’utero a un mondo fatto di rumori artificiali, monitor e respiratori.

“Le coccole aiutano a ricreare quel calore umano che è fondamentale per lo sviluppo cerebrale dei neonati, soprattutto tra la ventiquattresima e la trentaseiesima settimana di gravidanza”, sottolinea la dottoressa. Gli studi confermano che il contatto affettivo migliora le condizioni cerebrali dei piccoli, favorendo capacità relazionali e comportamentali a lungo termine.

I genitori dei bambini ricoverati hanno accesso alla TIN 24 ore su 24, ma non tutti riescono a essere presenti costantemente. È qui che entrano in gioco i volontari, che offrono ai piccoli un calore aggiuntivo, senza mai sostituirsi all’affetto dei genitori, ma integrandolo.

Un percorso di formazione per diventare “coccolatori”

Essere un volontario dell’associazione “Le coccole di mamma Irene” non è un compito semplice. Prima di entrare in TIN, i “coccolatori” seguono un rigoroso percorso di formazione, composto da incontri con psicologi, neonatologi e infermieri.

“Il corso prevede 7 incontri di due ore ciascuno, durante i quali impariamo a gestire situazioni delicate e a prenderci cura di bambini fragili”, spiega Arianna Maffei, una volontaria. Oltre alla formazione iniziale, i volontari devono sottoporsi a vaccini specifici e partecipare a corsi sulla sicurezza ad alto rischio.

Una volta superata questa fase, i volontari possono finalmente entrare in reparto per iniziare il loro lavoro. Rosita Angeleri, volontaria da sei anni, racconta: “Quando arriviamo in TIN, ci avviciniamo ai bambini coccolabili. Se possibile, li prendiamo in braccio, cantiamo loro una ninna nanna o facciamo qualche passo con loro lontano dall’incubatrice”.

Le coccole non sono solo per i bambini, ma anche per i genitori, che spesso si trovano a dover affrontare il trauma di una nascita prematura o di condizioni mediche inaspettate. “Il nostro obiettivo è lavorare in alleanza con i genitori, mai in sostituzione. Quando arrivano, ci facciamo da parte. È come se ci fosse un patto tra noi per il bene del bambino”, sottolinea Rosita.

Un gesto d’amore che arricchisce chi lo dona

Le coccole non solo migliorano la vita dei neonati, ma arricchiscono profondamente anche chi le offre. “Ogni volta che esco dalla TIN, mi sento arricchita dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante per la vita di un essere umano”, confessa Rosita.

L’associazione, oltre a continuare il suo lavoro con i neonati, sta progettando un nuovo servizio dedicato ai fratellini dei bambini ricoverati in TIN, per permettere ai genitori di concentrarsi sul piccolo in terapia intensiva senza trascurare gli altri figli.

Una coccola che diventa speranza

Grazie all’associazione “Le coccole di mamma Irene”, ogni carezza, abbraccio o ninna nanna diventa un gesto di speranza per i neonati che affrontano i primi giorni di vita in condizioni difficili. E, attraverso queste coccole, la memoria di Irene continua a vivere, regalando amore e calore a chi ne ha più bisogno.



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