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Come sono morti Sayed e Saad, i due operai in nero asfissiati in una villa a Venezia



Un tragico incidente sul lavoro ha spezzato la vita di due operai egiziani, Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud, 39 anni, e Saad Abdou Mustafa Ziad, 21 anni, a Santa Maria di Sala, provincia di Venezia. Lunedì scorso, i due uomini sono morti mentre lavoravano alla bonifica di una vasca biologica per la raccolta delle acque nere all’interno di una villa situata in via Desman, a Veternigo. L’assenza di dispositivi di protezione individuale e le esalazioni tossiche sprigionate dalla cisterna hanno reso fatale il loro intervento.



Secondo le ricostruzioni preliminari, uno dei due operai sarebbe entrato per primo nella fossa biologica, probabilmente per un’ispezione o per avviare l’operazione di pulizia. Purtroppo, è stato immediatamente sopraffatto dai gas presenti all’interno della cisterna. Il secondo operaio, nel tentativo di soccorrere il collega, è sceso a sua volta nella vasca, ma ha perso conoscenza a causa delle esalazioni tossiche. Entrambi sono stati ritrovati senza vita, indossando tute da lavoro bianche e stivali di gomma gialli, ma privi di maschere protettive o caschi.

La gravità della situazione è stata ulteriormente aggravata dalla scoperta che i due lavoratori erano impiegati in nero. La denuncia è arrivata dal segretario generale della Cgil di Venezia, Daniele Giordano, che ha dichiarato: “I due lavoratori che hanno perso la vita a Santa Maria di Sala lavoravano in nero. Un fatto gravissimo, che mette in luce ancora una volta come una parte della nostra economia sia sommersa, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori”.

I due uomini erano arrivati da pochi mesi in Veneto e avevano trovato ospitalità presso il centro “Un mondo di gioia” situato a Mirano. Lunedì mattina si erano uniti a un terzo connazionale per recarsi sul luogo dell’intervento, accompagnati dalla ditta “Paolo Traslochi e Trasporti”, con sede a Rivale di Pianiga. Il lavoro si sarebbe svolto all’interno della villa che, fino ad aprile, era stata utilizzata come centro di accoglienza per migranti e che ora appartiene a una donna originaria della Moldavia. È stata proprio la proprietaria ad aprire il cancello ai tre operai e alla ditta incaricata.

Nei giorni precedenti erano già stati effettuati lavori preliminari di diserbo e sistemazione dell’area, inclusa una possibile prima bonifica delle fosse biologiche. Alcune fonti suggeriscono che la ditta di traslochi stesse operando per conto della Cooperativa sociale servizi associati (Cssa), precedente proprietaria dell’immobile. Tuttavia, rimane ancora da chiarire la catena di responsabilità e il coinvolgimento delle diverse parti in causa.

Le prime ipotesi investigative indicano che Sayed Abdelwahab Hamad Mahmoud e Saad Abdou Mustafa Ziad siano deceduti a causa dell’inalazione di gas tossici sprigionati dalla vasca biologica. Questi ambienti possono contenere elevate concentrazioni di sostanze pericolose come acido solfidrico e metano, che diventano letali in spazi chiusi e senza ventilazione adeguata. L’assenza di dispositivi di protezione individuale, come maschere filtranti e sistemi per la respirazione assistita, ha contribuito al tragico epilogo.

La procura sta conducendo un’indagine approfondita per ricostruire la dinamica dei fatti e individuare eventuali responsabilità e violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Il caso ha sollevato nuovamente l’attenzione sul problema del lavoro sommerso e sulle condizioni spesso precarie in cui operano molti lavoratori migranti.



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