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“Da collega, vi dimostro quanto è squallida” Parlamentare europea smaschera l’ultima uscita della Salis e rivela retroscena inediti sulla criminale idolatrata da certa gentaglia



La recente lettera aperta indirizzata a Ilaria Salis, in cui si esprimono forti critiche nei suoi confronti, ha riacceso il dibattito sulla sua figura e le sue posizioni politiche. La scrittrice della lettera ricorda il suo primo incontro con Salis a Bruxelles, in occasione della sua acclamazione come europarlamentare. L’autrice racconta di come, durante l’attesa per partire verso il Parlamento, abbia tentato di presentarsi a Salis, ricevendo però un rifiuto che ha segnato l’inizio di una relazione tesa.



Nel racconto, viene sottolineato il comportamento di Salis che, secondo l’autrice, ha evitato un contatto diretto, sedendosi accanto all’autista dell’auto che le avrebbe portate al Parlamento. L’autrice esprime la sua delusione per l’atteggiamento della collega, evidenziando come questa prima impressione sia stata sufficiente per comprenderne il carattere. “Indimenticabile l’approccio maleducato che hai avuto nei miei confronti quando ti ho teso la mano per presentarmi,” scrive, rimarcando la sua sensazione di esclusione.

L’autrice della lettera critica poi l’attuale comportamento di Salis, affermando che, dopo un anno dalla sua elezione, sembra cercare di mettersi in mostra piuttosto che mantenere un profilo basso. La lettera mette in luce il tema dell’immunità parlamentare, affermando che, se non verrà tolta a Salis, ciò rappresenterebbe un fallimento per l’intera società europea. “Quando non hai rispettato le regole, eri una semplice cittadina, e come tale devi rispondere in tribunale delle tue azioni,” si legge nella missiva, evidenziando l’importanza di un sistema giuridico equo.

L’autrice prosegue argomentando che l’immunità non può essere retroattiva e che, se avesse commesso reati simili a quelli contestati a Salis, non sarebbe mai stata eletta al Parlamento. “I miei elettori, la mia gente, mi avrebbero ‘crocifissa’,” afferma, sottolineando le differenze tra il suo percorso e quello della collega.

Un altro punto critico sollevato nella lettera riguarda il passato sportivo dell’autrice, dove ogni errore può avere conseguenze durature. “Purtroppo arrivo dallo sport, dove anche un semplice ‘disguido’ ti penalizza per tutta la vita,” scrive, suggerendo che l’atteggiamento di Salis potrebbe dare origine a un pericoloso precedente nella politica.

La lettera si chiude con una riflessione sulla posizione di Salis in merito alla giustizia e alla violenza. L’autrice esprime preoccupazione per il messaggio trasmesso dalla sua figura, sostenendo che “la cosa peggiore, credo, è sapere che tu possa aver insegnato a scuola,” insinuando che le idee di Salis possano influenzare negativamente le generazioni future. La lettera mette in evidenza il timore che i comportamenti violenti possano essere giustificati, con frasi come “Violenza, furti, omicidi senza la giusta pena, perché ‘il carcere non rieduca’…”

Il dibattito si concentra quindi sul tema della giustizia e della responsabilità sociale. L’autrice chiede: “Voi cosa ne pensate?” invitando i lettori a riflettere sulle conseguenze delle posizioni di Salis e sull’impatto che queste possono avere sulla società. La lettera si conclude con una citazione diretta di Ilaria Salis, che afferma: “Il carcere minorile non educa, ma peggiora le situazioni,” un’affermazione che ha suscitato reazioni contrastanti e ha alimentato il dibattito sulla riforma della giustizia.



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