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Due giorni in barella dopo un ictus, poi il decesso. Il figlio: “Mia madre meritava più rispetto”



Una vicenda dolorosa ha scosso la comunità di Avezzano, dove la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine per omicidio colposo in ambito sanitario. La protagonista di questa tragica storia è Antonella Mettini, 77 anni, deceduta il 9 luglio dopo un ricovero di dieci giorni presso l’ospedale locale. La donna era stata trasportata d’urgenza nella struttura sanitaria il 25 giugno, a seguito di un ictus che l’aveva colpita mentre si trovava nella casa di villeggiatura della famiglia a Tagliacozzo.



Secondo quanto denunciato dal figlio della vittima, il giornalista de Il Tempo Francesco Capozza, la madre sarebbe morta a causa di una sepsi derivante da un’infezione non diagnosticata né curata. “Non chiedo vendetta, ma la verità. Mia madre meritava rispetto, ascolto e cura. Voglio che nessun altro debba vivere una vicenda simile”, ha dichiarato Capozza, che ha presentato formale denuncia tramite il suo legale, Michele Sarno.

La denuncia punta il dito contro presunte negligenze da parte del personale sanitario dell’ospedale, che secondo Capozza non avrebbe agito con tempestività e adeguatezza. La signora Mettini, inizialmente colpita da un ictus lieve, sembrava in via di miglioramento, tanto che i medici avrebbero persino ipotizzato una dimissione. “L’avevo visitata subito dopo l’ictus e mi sembrava che stesse già migliorando, muoveva il braccio”, ha raccontato il figlio. Tuttavia, la situazione è rapidamente peggiorata, portando al tragico epilogo.

Uno dei punti centrali dell’inchiesta è l’accusa che la paziente non sia stata trasferita in reparti più idonei, come terapia intensiva o cardiologia, nonostante le sue condizioni lo richiedessero. “Mia madre in ospedale con un leggero ictus è morta per una sepsi non curata”, ha dichiarato Capozza. Nel corso del ricovero, sarebbero emerse ulteriori problematiche cliniche, come una megalocardia (un ingrossamento del cuore) e un’infezione alla colecisti, entrambe mai trattate adeguatamente. “Nessun farmaco per il cuore, né antibiotico, nonostante fossero state diagnosticate una megalocardia e un’infezione alla colecisti”, ha aggiunto il figlio.

A peggiorare la situazione, secondo quanto riferito dalla famiglia, sarebbero stati somministrati farmaci non prioritari per le condizioni della paziente: antidepressivi, un diuretico e un trattamento per l’ipertensione, nonostante la donna fosse ipotesa. L’inappetenza della signora Mettini, un segnale clinico importante, sarebbe stata sottovalutata.

La famiglia della vittima ha poi appreso informazioni cruciali solo grazie all’intervento del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, contattato da Capozza per chiedere chiarimenti. Solo allora è emersa l’esistenza dell’infezione in corso e della megalocardia mai trattata. Questa mancanza di comunicazione e trasparenza ha ulteriormente aggravato il dolore dei familiari.

Nel fascicolo d’indagine aperto dalla Procura si ipotizza che un ricovero tempestivo in reparti specializzati avrebbe potuto evitare il decesso della donna. Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire con precisione i fatti per stabilire eventuali responsabilità mediche.

La famiglia di Antonella Mettini non vuole che questa tragedia venga archiviata come una fatalità inevitabile. “Nessuno mi ridarà mia madre, ma se posso evitare che in futuro possano accadere altri casi del genere sono certo che ne sarebbe felice e orgogliosa”, ha concluso Francesco Capozza.



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