La partita di calcio tra Norvegia e Israele ha preso il via in un clima teso e carico di significato. Oltre ai due rigori falliti da Erling Haaland nei primi minuti di gioco, l’atmosfera attorno all’evento era particolarmente elettrica, influenzata dalla situazione geopolitica attuale e dalle tensioni che circondano la presenza di Israele nelle qualificazioni per il Mondiale. Le misure di sicurezza attuate intorno allo stadio sono state ingenti, con la polizia e le forze dell’ordine pronte a gestire eventuali disordini.
Sin dall’inizio della partita, i tifosi norvegesi hanno espresso il loro dissenso in modo chiaro e sonoro. Quando è stato suonato l’inno israeliano, un coro di fischi ha invaso lo stadio, con i sostenitori che hanno cercato di sovrastare le note. Non sono mancate neppure le manifestazioni visive di protesta, con bandiere palestinesi esposte tra le tribune e cartelli rossi che portavano messaggi di condanna.
Poche ore prima dell’incontro, diverse centinaia di persone si erano radunate a Oslo per una manifestazione pacifica, scandendo slogan come “Liberate la Palestina”. I partecipanti, indossando kefiah e sventolando bandiere palestinesi, hanno marciato verso lo stadio Ullevaal, circondati da fumogeni, ma mantenendo un comportamento pacifico. Line Khateeb, presidente del Comitato Norvegese per la Palestina, ha rilasciato dichiarazioni all’AFP, affermando: “Il messaggio di oggi è che stiamo sventolando il cartellino rosso contro Israele, contro l’apartheid e contro il genocidio”.
La manifestazione ha avuto un forte impatto, con i cartelli esposti che includevano frasi provocatorie come “Escludere Israele dal calcio internazionale”, “Dal fiume al mare”, “Cartellino rosso a Israele” e “Questo è genocidio, non una guerra”. Queste espressioni di protesta hanno avuto luogo in un contesto in cui il calcio è visto da alcuni come un palcoscenico per questioni politiche e diritti umani.
Il clima di protesta ha fatto eco alle tensioni globali riguardanti la situazione in Israele e Palestina, dove le manifestazioni contro le politiche israeliane sono aumentate in tutto il mondo, in particolare in seguito agli sviluppi recenti nel conflitto. La presenza della squadra israeliana nelle qualificazioni mondiali ha suscitato reazioni forti e contrastanti, con molti che ritengono inappropriato che il calcio venga utilizzato come strumento di normalizzazione in un contesto di conflitto.
La partita stessa ha visto Haaland protagonista, ma non per i motivi che ci si aspettava. Il calciatore, atteso come uno dei migliori attaccanti del mondo, ha fallito due rigori in rapida successione, un evento che ha lasciato i tifosi increduli e ha aggiunto un ulteriore strato di drammaticità a una partita già densa di tensione.
Le autorità norvegesi hanno dovuto gestire non solo la sicurezza all’interno dello stadio, ma anche le manifestazioni che si sono svolte all’esterno. La polizia ha monitorato attentamente la situazione, assicurandosi che le proteste rimanessero pacifiche e che non ci fossero scontri tra i manifestanti e i tifosi.
Il sindaco di Oslo, Marianne Borgen, ha espresso la sua preoccupazione per l’uso dello sport come veicolo di messaggi politici, sottolineando l’importanza di mantenere il calcio come un’opportunità di unione e celebrazione, piuttosto che come un campo di battaglia per le dispute geopolitiche.



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