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Elia Perrone, 9 anni, trovato morto in casa: strangolato dalla madre. Lei si suicida in mare. Cosa è successo davvero



Una comunità sotto shock, interrogativi senza risposta e una famiglia distrutta: è questo lo scenario che emerge dalla tragedia che ha colpito Calimera, in provincia di Lecce, dove il piccolo Elia Perrone, 9 anni, è stato trovato morto nella casa in cui viveva con la madre. Poche ore prima, in mare, era stato recuperato il corpo senza vita di una donna: era sua madre, Najoua Minniti.



Il bambino è stato rinvenuto nella camera da letto dell’abitazione di famiglia, in pieno centro del paese. Il suo corpo presentava segni evidenti di violenza, tra cui ferite da arma da taglio e tracce compatibili con strangolamento. L’ipotesi che il piccolo sia stato ucciso è apparsa subito chiara agli inquirenti, che hanno avviato immediatamente rilievi e accertamenti medico-legali per definire con precisione le cause della morte.

A lanciare l’allarme è stato il padre di Elia, preoccupato perché il figlio non si era presentato a scuola e perché non riusciva più a mettersi in contatto con l’ex moglie. La segnalazione ai carabinieri ha fatto partire una doppia ricerca: della donna e del bambino.

Qualche ora prima del ritrovamento del corpo di Elia, un sub aveva notato in mare, nella zona di Torre dell’Orso, il cadavere di una donna e aveva avvertito i soccorsi. Il corpo è stato recuperato e trasferito all’obitorio, dove è poi avvenuta l’identificazione: si trattava di Najoua Minniti, 35/36 anni, madre del bambino, che viveva a Calimera con il figlio dopo la separazione dal marito.

Il quadro che si è delineato nel giro di poche ore è stato devastante: madre e figlio morti a breve distanza l’uno dall’altra, in luoghi diversi, ma legati dallo stesso filo tragico.

La pista ritenuta al momento più probabile dagli investigatori è quella dell’omicidio-suicidio. Secondo questa ricostruzione, ancora da confermare in ogni dettaglio dagli esami autoptici e dai rilievi tecnici, la madre avrebbe ucciso il figlio in casa e poi si sarebbe tolta la vita gettandosi in mare.

Gli inquirenti stanno ricostruendo le ultime ore di madre e figlio: si analizzano telefoni, messaggi, movimenti, eventuali telecamere della zona, oltre alle testimonianze di vicini, amici, familiari. Al centro dell’attenzione c’è anche la condizione psicologica della donna: emergono racconti di fragilità, momenti di crisi e possibili pensieri autolesionistici, che potrebbero aver preceduto il gesto estremo.

La notizia della morte di Elia e della madre ha scosso profondamente Calimera. Nel paese, tutti conoscevano il bambino e la sua famiglia. L’amministrazione comunale ha espresso cordoglio e vicinanza ai parenti, sottolineando lo smarrimento di fronte a una tragedia così difficile da comprendere.

Particolare attenzione viene rivolta ai bambini e ai ragazzi del paese, compagni di classe e coetanei di Elia, che si trovano a dover elaborare un trauma enorme. La scuola si è attivata per offrire supporto psicologico, momenti di ascolto e accompagnamento, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a dare un nome alle emozioni e a non rimanere soli di fronte alla paura e alla confusione.

Nonostante il quadro appaia orientato verso l’omicidio-suicidio, restano diversi punti da chiarire. Le autopsie sul corpo di Elia e su quello della madre dovranno accertare con precisione tempi, modalità e dinamica dei fatti. Sarà fondamentale capire l’ora esatta della morte del bambino, valutare se fosse già deceduto dal mattino e ricostruire l’intervallo tra l’omicidio e il gesto della donna in mare.

Gli investigatori lavorano anche per comprendere se nei giorni precedenti ci siano stati segnali d’allarme non colti: litigi, richieste di aiuto, cambiamenti di comportamento. Domande che, purtroppo, arrivano sempre dopo, quando la tragedia si è già compiuta.



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