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Elly Schlein si fa riprendere mentre incontra un giornalista di Fanpage al ritorno dalla crociera pro-Flotilla



L’ambiguità di Elly Schlein nei confronti dei giornalisti: solidarietà per la “vittima” israeliana, silenzio per quella dei Pro Pal



Per Elly Schlein la libertà di informazione è un valore imprescindibile, ma sembra esserci una disparità di trattamento quando si tratta di discriminazione. Se il giornalista in questione è Saverio Tommasi, imbarcato sulla Flotilla e accolto a Tel Aviv con un trattamento non amichevole, la mobilitazione è d’obbligo. Se invece si tratta di una giornalista italiana, minacciata e aggredita verbalmente da attivisti Pro Pal incappucciati, colpevole solo di voler documentare fotograficamente una manifestazione caratterizzata da episodi di violenza, non merita la stessa solidarietà.

È quanto accaduto ieri, quando Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage rientrato in Italia dopo aver partecipato alla missione della Flotilla, è stato accolto con tutti gli onori da Elly Schlein, ospite del festival del quotidiano a Roma, dopo aver denunciato il trattamento subito dagli israeliani.

“Violenza fisica e verbale. Fisica, percosse alla schiena e alla testa. E poi una serie di privazioni psicologiche. Ad esempio, eravamo trattati come le scimmie dei peggiori circhi degli anni Venti. C’erano dei comandi che dovevamo rispettare, ‘down’ e ‘up’. Più dicevano ‘down’, più dovevamo chinare la testa fino a toccarci le ginocchia. Quando urlavano ‘up’ forte, dovevamo alzarci immediatamente. Se urlavano ‘up’ piano, dovevamo alzarci solo parzialmente”. Elly si è commossa, al racconto, dopo baci e abbracci. E una parola sui sostenitori della causa palestinese violenti di ieri? Nulla.



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