Fabio Giomi, un ex cassiere della Pam di Siena, ha recentemente subito un licenziamento inaspettato, che ha sconvolto la sua vita. Dopo aver lavorato per l’azienda dal 2012, Giomi si è trovato a dover affrontare un futuro incerto, a soli cinque anni dalla pensione. Il suo allontanamento è avvenuto a seguito di un “test del carrello” fallito, durante il quale erano stati nascosti dei rossetti all’interno delle scatole di birra. Questo episodio ha avuto un impatto devastante su di lui, portandolo a dichiarare: “Mi è crollato il mondo addosso”.
Il 62enne di Poggibonsi ha spiegato che, fino all’ultimo, aveva sperato in una revisione della decisione da parte dell’azienda. “Fino all’ultimo ho sperato che potessero cambiare idea e che si potesse aprire uno spazio di riconciliazione. Quindi la delusione è grande ma in un certo senso c’era da aspettarselo”, ha affermato Giomi.
Il suo percorso lavorativo in Pam era iniziato come interinale, prima di essere assunto definitivamente. Tuttavia, negli ultimi tempi, l’ambiente di lavoro era diventato sempre più difficile, con frequenti richiami e sanzioni. Giomi ha confermato che “le cose sono peggiorate da circa un anno. Specialmente nei confronti dei cassieri. I controlli si sono inaspriti e le contestazioni erano all’ordine del giorno”.
Quando gli è stato chiesto se ci fosse un motivo specifico per questo cambiamento, Giomi ha risposto che non c’era un motivo scatenante evidente, ma piuttosto un “modus operandi progressivo” che ha portato alla situazione attuale. Ha anche fatto riferimento a un clima di lavoro che non favorisce il benessere dei dipendenti, affermando che “il benessere e la salute dei lavoratori non ne guadagnano”.
Le sigle sindacali hanno sollevato preoccupazioni riguardo a punizioni mirate nei confronti di lavoratori più anziani, che si avvicinano alla pensione e hanno stipendi più elevati. Giomi ha dichiarato che “ci può stare, considerando che le persone colpite sono vicine alla pensione e magari hanno stipendi più alti per gli scatti di anzianità”.
Nell’ambiente di lavoro, Giomi ha notato un buon affiatamento tra i colleghi, anche se ha ricevuto solidarietà solo da alcuni. “Da qualcuno sì, mentre altri non mi hanno cercato”, ha detto. La causa del suo licenziamento è stata attribuita al fallimento del test, ma Giomi ha sottolineato che non era mai stato informato della possibilità di tali prove. “Io non ho mai avuto contezza che si potessero fare questi test. Anzi, non ne avevo mai sentito parlare”, ha aggiunto.
L’episodio incriminato è avvenuto tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, quando Giomi ha scoperto che erano stati nascosti oggetti non autorizzati all’interno delle scatole di birra. “Hanno rotto le scatole di birra e dentro erano nascosti rossetti, matite per gli occhi, per le labbra, lacci per capelli. Tutte cose molto piccole”, ha spiegato. La contestazione è arrivata il 13 ottobre, seguita dalla lettera di licenziamento il 28 dello stesso mese.
Giomi ha anche chiarito che non erano mai stati addestrati a svolgere controlli come quelli delle forze dell’ordine. “Ci hanno fatto vedere un video a scopo formativo. Noi siamo cassieri, non responsabili dell’antitaccheggio”, ha detto, evidenziando che la vigilanza era già presente all’esterno del supermercato.
Attualmente, Giomi sta affrontando un periodo difficile, caratterizzato da ansia e preoccupazione per il futuro. “È un periodo difficile. In un primo momento è stato drammatico e l’ho accusato. Non mi sembrava vero quello che mi era successo. Poi ho dovuto parlarne con la mia famiglia”, ha raccontato.



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