La Corte d’Assise di Modena ha emesso una sentenza di condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Mohamed Galloul, cittadino tunisino di 30 anni, accusato dell’omicidio volontario e della distruzione del cadavere di Alice Neri, avvenuto nel novembre 2022 nelle campagne di Concordia. La decisione è arrivata al termine di un processo complesso, che ha visto il coinvolgimento di numerosi testimoni e prove raccolte dagli investigatori.
All’uscita dall’aula, dopo aver ascoltato il verdetto, l’imputato ha dichiarato con forza: “Io non sono colpevole”, ribadendo la sua innocenza. Tuttavia, la Corte ha ritenuto sufficienti gli elementi a suo carico per giungere alla condanna. La Procura, rappresentata dai pubblici ministeri Claudia Natalini e Giuseppe Amara, aveva richiesto la stessa pena durante le fasi del dibattimento.
La madre della vittima, Patrizia Montorsi, visibilmente provata, ha commentato la sentenza con amarezza: “Io sono l’unica che esce perdente da tutto”. Il pubblico presente in aula ha accolto la decisione con un applauso, mentre la famiglia di Alice Neri si è stretta in un lungo abbraccio. Il fratello della vittima, Matteo Marzoli, ha espresso il suo dolore sottolineando che, sebbene la legge sia stata applicata, non si può parlare di giustizia: “Non la chiamo giustizia, giustizia sarebbe avere qua mia sorella. Questa è l’applicazione della legge”.
Gli avvocati della famiglia Neri, Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini, hanno espresso soddisfazione per il risultato ottenuto in aula. Hanno sottolineato l’importanza di aver dimostrato la responsabilità dell’imputato e di aver tutelato l’immagine della vittima: “È stato un processo complesso, difficile ma siamo riusciti a dimostrare la responsabilità dell’imputato ma anche a proteggere il più possibile l’onorabilità di Alice Neri che in più passaggi da parte di più soggetti in questo processo purtroppo è stata calpestata”.
L’avvocato Marco Pellegrini ha inoltre elogiato il lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla Procura: “Credo che i carabinieri abbiano fatto un lavoro incredibile, così come la procura della Repubblica. C’è stata una vittimizzazione secondaria che non abbiamo gradito. Alice era una ragazza eccezionale e ha lasciato tracce di sé in tutti quanti”.
Le udienze si sono concluse nella giornata di mercoledì 23 luglio, quando la Corte d’Assise, presieduta dalla dottoressa Ester Russo, si è ritirata in camera di consiglio per deliberare. La richiesta da parte dei pubblici ministeri era già stata formulata durante le precedenti fasi del processo.
Un aspetto rilevante del caso è stato il coinvolgimento iniziale del marito della vittima, Nicholas Negrini, che però è uscito dal processo nel mese di giugno. Il suo legale, Antonio Ingroia, aveva chiesto ulteriori indagini per chiarire alcuni aspetti rimasti irrisolti. Tra questi, la mancata analisi dei rapporti personali della vittima e la possibile presenza di appuntamenti o comunicazioni non verificate. L’avvocato dell’imputato, Roberto Ghini, aveva invece sollecitato l’assoluzione del suo assistito, criticando le indagini condotte: “Talmente carenti da non aver analizzato i rapporti personali tra la signora Alice Neri ed altre persone, quindi non sappiamo se la signora Alice Neri quella mattina avesse un appuntamento con qualcuno perché non sono stati acquisiti i messaggi WhatsApp e Instagram e di un profilo Facebook per un errore evidente della Procura”.
Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato Roberto Ghini ha dichiarato che il suo cliente intende proseguire nella battaglia legale: “È sereno, ha ribadito il fatto di voler andare avanti”. La difesa potrebbe quindi ricorrere in appello per contestare le decisioni della Corte d’Assise.
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