A seguito dell’incendio verificatosi presso il complesso residenziale Wang Fuk Court, la situazione rimane critica. Il rogo, che ha interessato l’imponente struttura di Tai Po, Hong Kong, abitata da oltre 4.600 persone, ha causato un bilancio di vittime tra i più gravi mai registrati nella città: 55 decessi, quasi 300 persone risultano disperse e almeno 45 sono rimaste ferite in condizioni gravi, tra cui un vigile del fuoco. L’area è ancora avvolta da fumo e fiamme residue, mentre le operazioni di soccorso proseguono incessantemente, coordinate dai megafoni degli operatori.
BREAKING: At least 36 people killed, 279 missing after fire rips through apartment buildings in Hong Kong, official says pic.twitter.com/HGW9AfTFQ1
— BNO News (@BNONews) November 26, 2025
Il sovrintendente della polizia, Eileen Chung, ha dichiarato: «Abbiamo fondati motivi per ritenere che i responsabili della società abbiano agito con grave negligenza, circostanza che ha determinato l’incidente e ha consentito la propagazione incontrollata dell’incendio, con conseguente elevato numero di vittime».
L’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla società incaricata della manutenzione annuale degli edifici. Tre individui — due direttori e un consulente ingegneristico — sono stati arrestati con l’accusa di omicidio colposo. Le autorità hanno eseguito perquisizioni presso gli uffici della società, sequestrando documentazione che menziona Wang Fuk Court. L’azienda, al momento, non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
I sospetti
Gli inquirenti nutrono sospetti riguardo all’utilizzo di teli protettivi e materiali plastici che potrebbero non conformarsi agli standard antincendio. Le verifiche hanno inoltre evidenziato la presenza di finestre sigillate con materiale espanso in un blocco non ancora interessato dalle fiamme. Tale scelta, secondo le autorità, avrebbe trasformato le facciate in un’enorme camera di combustione.
Nel frattempo, a 22 ore dall’inizio del disastro, le immagini mostrano ancora lingue di fuoco provenienti da almeno due delle torri di 32 piani, avvolte da teli verdi e impalcature in bambù. Tali strutture, simbolo tradizionale di Hong Kong, sono destinate al graduale ritiro: da marzo il governo ha avviato il processo di dismissione di queste impalcature a seguito di 22 decessi tra gli impalcatori registrati in cinque anni. Nei lavori pubblici, la metà dei cantieri dovrà passare all’utilizzo di impalcature metalliche.
Corsa contro il tempo
«La priorità assoluta è l’estinzione dell’incendio e il salvataggio dei residenti intrappolati», afferma il leader di Hong Kong, John Lee, seguito dalla promessa di «assistere i feriti» e di «sostenere e recuperare» prima di avviare un’indagine approfondita.
Nella notte, quattro dei sette blocchi coinvolti nell’incendio sono stati messi in sicurezza, mentre migliaia di residenti si sono riversati presso i centri di accoglienza. Ottocento persone hanno trovato riparo, mentre quasi trecento sono ancora in attesa di notizie sui propri familiari. Sui social media circola un documento condiviso tramite app, contenente un elenco di nomi, indirizzi e descrizioni concise: «Suocera sui 70 anni, dispersa», «un ragazzo e una ragazza», «Tetto: uomo di 33 anni». Una riga, in particolare, si distingue per la sua crudezza: «27° piano, stanza 1: È morto», come riportato da Reuters.
Il dolore dei residenti
In strada, tra le corsie interdette e le 39 linee di autobus deviate, la disperazione si manifesta con forza.
Harry Cheung, 66 anni, residente nel Blocco 2 da oltre quattro decenni, ha dichiarato: «Ho percepito un forte rumore intorno alle 14:45 e ho osservato le fiamme propagarsi in un blocco adiacente. Sono immediatamente rientrato per recuperare i miei effetti personali. Attualmente, non riesco a definire il mio stato emotivo. Sono esclusivamente concentrato sulla ricerca di un luogo dove pernottare».
Una donna di 52 anni stringe la fotografia di laurea della figlia: «Lei e suo padre non sono ancora riusciti a evacuare. Non avevano accesso all’acqua per proteggere il nostro edificio».
Un’altra residente, la signora Chu, settantenne, non è riuscita a contattare i propri amici che risiedono nel blocco adiacente: «Siamo in una situazione di incertezza e non sappiamo quali misure adottare».
Le ombre sulle ristrutturazioni
Il complesso residenziale, edificato nel 1983 e inserito nel programma governativo di acquisto agevolato, è oggetto di un intervento di ristrutturazione da un anno, con un costo stimato di 330 milioni di dollari di Hong Kong. Ogni unità contribuisce con un importo compreso tra 160.000 e 180.000 dollari locali.
Un video diffuso sui social media mostra operai intenti a fumare sulle impalcature di bambù. Le critiche sui social media si sono intensificate, evidenziando possibili negligenze, tagli ai costi e controlli insufficienti. Dalla Cina, il Presidente Xi Jinping ha sollecitato uno «sforzo totale» per domare l’incendio e minimizzare il numero di vittime.
Il paragone con la Grenfell Tower di Londra è inevitabile. Il gruppo dei sopravvissuti, Grenfell United, ha espresso solidarietà, affermando: «Il nostro cuore è vicino a tutti coloro che sono stati colpiti dal terribile incendio a Hong Kong… Siamo con voi. Non siete soli».
Un disastro senza precedenti recenti
Per trovare un incendio più letale a Hong Kong, bisogna risalire al 1948, quando un rogo in un magazzino causò la morte di 176 persone. Oggi, in una delle aree più densamente popolate al mondo — e tra le più care in termini immobiliari — la tragedia rischia di avere ripercussioni significative anche sul clima politico, a poche settimane dalle elezioni legislative di dicembre.
Tai Po, sobborgo consolidato situato nei pressi del confine con la Cina, conta una popolazione di 300.000 abitanti.



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