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Finanziamenti illeciti e corruzione, tempesta sul PD! Il lato oscuro del potere nel Lazio rivelato da un’inchiesta choc



La Procura di Roma ha avviato un’indagine riguardante presunti finanziamenti illeciti al Partito Democratico del Lazio. Tale indagine riporta l’attenzione sul sistema di potere, prevalentemente di centrosinistra, che ha governato la Regione Lazio per quasi due decenni.



L’indagine si concentra principalmente sul Partito Democratico, attualmente guidato da Elly Schlein. Nel Lazio, dove il Partito Democratico continua a governare la Capitale, l’ultimo segretario regionale, durante il decennio di Nicola Zingaretti come Presidente della Giunta Regionale, è stato il senatore Bruno Astorre, deceduto suicida nel marzo 2023, un mese dopo le elezioni regionali che hanno visto il centrosinistra perdere la maggioranza alla Pisana.  È importante sottolineare che la morte del senatore Astorre non è in alcun modo collegata alle vicende oggetto dell’indagine.

I magistrati stanno esaminando in particolare i fondi legati alla gestione di appalti pubblici.  Secondo quanto riportato ieri dal quotidiano La Repubblica, l’unico soggetto attualmente sotto indagine è l’imprenditore Mirko Pellegrini, noto a Roma e dintorni con il soprannome di Mister Asfalto.  L’accusa, sostenuta dal Pubblico Ministero Lorenzo Del Giudice, sostiene che Pellegrini abbia fornito per anni all’area dem laziale una somma di denaro stimata in 300.000 euro, erogata illegalmente.

La ricostruzione della Procura indica che il sistema era consolidato: controlli ridotti nei cantieri, fatture gonfiate, flussi di denaro che si disperdevano tra società collegate e pagamenti mascherati.

Tale sistema aveva lo scopo di creare un fondo cassa da destinare ai vertici dell’area dem di Roma e del Lazio.  Questo rapporto di reciproco vantaggio avrebbe garantito all’imprenditore un ambiente favorevole negli appalti pubblici.  Non si esclude il coinvolgimento nell’indagine di funzionari di aziende regionali o dello stesso Campidoglio.

Il meccanismo, infatti, sarebbe stato operativo per diversi anni.

Dietro la facciata burocratica, come illustrato dagli investigatori, supportati dal nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, si celava un sistema privo di trasparenza caratterizzato da costi in costante aumento, da lavori frequentemente in ritardo rispetto agli standard di regolarità e, non ultimo, da una rete di contatti politico-amministrativi in grado di agevolare l’accesso a risorse e di minimizzare le responsabilità.

Gli inquirenti, avvalendosi di intercettazioni e documenti contabili, descrivono una «catena di passaggi finanziari» meticolosamente orchestrata per oscurare la provenienza e la destinazione finale dei fondi, fino a ricondurre a figure riconducibili all’area politica di riferimento.

È noto che il Partito Democratico a Roma e nel Lazio è storicamente caratterizzato da una pluralità di correnti interne e da frequenti fughe di notizie.  A tal proposito, si possono citare recenti episodi, come quello riguardante Albino Ruberti, figura di spicco nel panorama politico capitolino (dal 1998 al 2017 alla guida della Zètema, municipalizzata romana operante nel settore degli eventi culturali, successivamente a capo del gabinetto di Zingaretti e, infine, del sindaco Gualtieri).

Questa vicenda, coincisa con un periodo elettorale particolarmente sfavorevole per il centrosinistra, le ultime elezioni politiche, svoltesi nel bel mezzo dell’estate del 2022, ha alimentato il sospetto di autentiche e accese faide interne al Partito Democratico di Roma.

Si ricorda, in particolare, un video (senza ulteriori conseguenze giudiziarie) in cui l’allora city manager del Campidoglio, rivolgendosi a un altro esponente del Pd, Francesco DeAngelis, e al fratello di quest’ultimo, ha utilizzato un linguaggio di forte impatto. «Vi dovete inginocchiare a chiedere scusa, o vi sparo».

LA SCENEGGIATA

Nel corso di una controversia, in cui fu coinvolta anche la consigliera regionale eletta nel Partito Democratico a Frosinone, Sara Battisti, moglie di Ruberti, quest’ultimo assunse il ruolo di mediatore fallimentare.  Sebbene tale alterco abbia condotto alle dimissioni dell’allora capo di gabinetto dagli uffici del Campidoglio, non avendo avuto ulteriori ripercussioni, fu successivamente classificato come un semplice diverbio tra sostenitori delle due fazioni politiche contrapposte della capitale.  È interessante notare che, esattamente un anno fa, in autunno, a soli due anni dalla nota disputa, Ruberti, in seguito a un modesto rimpasto della giunta Gualtieri, ha fatto ritorno all’interno del palazzo senatorio, riprendendo il suo incarico di fiducia nello staff del sindaco.  Resta ora da osservare quali e quante direzioni prenderà la nuova inchiesta sul Partito Democratico del Lazio, da sempre caratterizzato da una complessa rete di relazioni, in cui, per coloro che operano in tali ambienti, in particolare ai vertici, risulta arduo evitare di rimanervi impigliati.



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