Francesca Albanese, dopo la sua uscita da In Onda, ha dichiarato a Fanpage: “Nutro profondo rispetto per la senatrice Liliana Segre, ma ritengo che la sua esperienza personale non la renda lucida nell’analizzare la situazione a Gaza”.
La Albanese ha motivato così la sua decisione di abbandonare lo studio: “Non posso confrontarmi con chi non possiede le competenze necessarie per discutere di Gaza”, riferendosi agli ospiti in studio Fubini e Giubilei.
L’uscita della Albanese è avvenuta proprio quando Giubilei ha menzionato il nome di Liliana Segre.
La giornata televisiva di La7 di domenica 5 ottobre è stata caratterizzata da alcuni imprevisti. Dopo l’abbandono di Luca Telese da Omnibus a seguito di un diverbio con Capezzone, nelle ore successive è stato lo stesso Telese, questa volta nelle vesti di conduttore insieme a Marianna Aprile a In Onda, a dover gestire l’improvvisa uscita di un’ospite. (VIDEO)
Vi chiedo di perdere 90 secondi per guardare.
Giubilei cita la senatrice Segre per ricordare una sua frase sul genocidio in Palestina e la Albanese, solo al nome della Segre, si alza e scappa via, e lo Zerbino Telese la giustifica dicendo che aveva un impegno.
Povera Senatrice. pic.twitter.com/pSXrrxxb6D— Roberto Avila (@avila92796) October 5, 2025
Si fa riferimento a Francesca Albanese, che ha interrotto la sua partecipazione alla trasmissione “In Onda” in segno di protesta contro le posizioni espresse dagli altri ospiti in studio, Federico Fubini e Francesco Giubilei. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, intervistata domenica da Antonio Musella a “Rumore”, il Festival di Fanpage a Roma, ha lasciato lo studio di La7 durante la discussione. Telese ha dichiarato al Corriere della Sera che Albanese, come aveva precisato alcuni minuti prima in trasmissione, aveva un altro impegno.
Abbiamo richiesto un chiarimento ad Albanese in merito e la relatrice speciale Onu ha spiegato di aver lasciato lo studio a causa di una concomitanza di fattori.
Il primo è che avrebbe dovuto effettivamente lasciare gli studi di La7 per un impegno serale, alle 21:00, ovvero la registrazione di un podcast: “Sono una persona precisa ed ero già stata costretta a un ritardo, ma non accetto di prolungarlo se devo confrontarmi con due persone che non sono preparate sul tema Gaza”, ha spiegato Albanese, contestando la scelta degli interlocutori: “Io sono una giurista, una tecnica, l’interlocuzione con chi non ha conoscenze del tema è impossibile”.
Il riferimento è alle parole di Fubini sul genocidio a Gaza: “Credo che in questo momento nessuno su questo punto si possa pronunciare”. Dichiarazioni che avevano già generato un confronto con Albanese, a cui poco dopo si sono aggiunte quelle di Giubilei: “Sul genocidio sono d’accordo con la senatrice Segre”. A quel punto Albanese ha abbandonato la trasmissione.
Si precisa che ha lasciato lo studio quando Giubilei ha nominato Liliana Segre.
Il mio gesto era motivato dalla direzione che stava prendendo la discussione. Immagini il paradosso di questa situazione: invocare la testimonianza di una persona sopravvissuta all’Olocausto e al genocidio. Conosco numerosi esperti di storia, inclusi sopravvissuti all’Olocausto, che affermano che quanto sta accadendo a Gaza sia un genocidio, ma poiché la posizione della senatrice Segre risulta utile in questo contesto, si fa ricorso alla sua testimonianza.
Intende affermare che la figura della senatrice Segre sia strumentalizzata?
Certamente. La contraddizione logica risiede nel fatto che se una persona è affetta da una malattia, non si rivolge a un sopravvissuto a quella malattia per una diagnosi, ma a un oncologo. Nutro un profondo rispetto per la senatrice Segre, una persona che ha vissuto traumi indicibili e che ha un forte legame con Israele. Per questo motivo, sostengo che esistano esperti del settore e che non sia la sua opinione, né la sua esperienza personale, a stabilire la verità su quanto sta accadendo. […] C’è chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida in merito a questa questione.
Il fatto che il dolore possa essere incompatibile con la ludicità è un tema poco presente nel dibattito pubblico.
Il dibattito pubblico è talmente superficiale che questa affermazione assume i tratti di una considerazione filosofica metafisica. Il problema principale in questo Paese è l’analfabetismo funzionale. Le persone non comprendono ciò che leggono e, in questo contesto di dibattito pubblico sulla Palestina, non dispongono degli strumenti necessari per comprendere cosa stia accadendo.
Alcuni la accusano di fare propaganda.
Sto investendo molte energie nel cercare di far comprendere alla gente quali siano i termini del diritto in questa questione, non per fare propaganda. È il massimo che posso fare e, a mio avviso, la stampa e i media hanno una responsabilità fondamentale. Esistono numerosi accademici sionisti, perché invitare in trasmissione persone che non sono esperte in materia?



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