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Francesca Albanese dopo In Onda: ‘Rispetto Liliana Segre, ma il suo dolore non la rende lucida sul genocidio a Gaza’



La giornata di domenica 5 ottobre su La7 è stata caratterizzata da imprevisti significativi. Dopo l’uscita di scena di Luca Telese da Omnibus a causa di un litigio con Daniele Capezzone, è stato lo stesso Telese, insieme a Marianna Aprile, a dover affrontare un’improvvisa defezione durante la trasmissione In Onda. L’ospite in questione, Francesca Albanese, ha lasciato lo studio in segno di protesta contro le posizioni espresse dagli altri partecipanti al dibattito, Federico Fubini e Francesco Giubilei.



Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, ha abbandonato il programma mentre era in corso una discussione accesa. Prima di lasciare, Telese ha spiegato al Corriere della Sera che Albanese, come aveva già accennato alcuni minuti prima, aveva un altro impegno da rispettare. Tuttavia, in un chiarimento successivo, Albanese ha fornito ulteriori dettagli sulla sua decisione di lasciare lo studio.

La relatrice ha spiegato che la sua uscita è stata determinata da una serie di fattori. In primo luogo, doveva effettivamente lasciare gli studi di La7 per un impegno programmato per le 21:00, ovvero la registrazione di un podcast. “Sono una persona precisa ed ero già stata costretta a un ritardo, ma non accetto di prolungarlo se devo confrontarmi con due persone che non sono preparate sul tema Gaza”, ha dichiarato Albanese. Ha poi criticato la scelta degli interlocutori, affermando: “Io sono una giurista, una tecnica, l’interlocuzione con chi non ha conoscenze del tema è impossibile”.

Il dibattito si era intensificato quando Fubini ha espresso opinioni sul genocidio a Gaza, affermando: “Credo che in questo momento nessuno su questo punto si possa pronunciare”. Queste parole hanno suscitato una reazione immediata da parte di Albanese, che ha successivamente abbandonato la trasmissione dopo che Giubilei ha menzionato Liliana Segre. Albanese ha commentato riguardo a questo momento: “Immagini il paradosso di questa situazione, chiamare in causa una persona sopravvissuta all’olocausto e al genocidio”.

In un’intervista, Albanese ha chiarito ulteriormente la sua posizione, affermando che la figura della senatrice Segre è stata strumentalizzata nel dibattito. “Certo. La pietra di inciampo della logica è che se una persona ha una malattia, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia, ma da un oncologo”, ha spiegato. Ha espresso grande rispetto per Segre, sottolineando che la sua esperienza, pur significativa, non può essere considerata la base per stabilire verità oggettive sulla situazione attuale a Gaza. “C’è chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa”, ha aggiunto Albanese.

Riguardo al dibattito pubblico, ha osservato: “Il dato fondamentale in questo paese è l’analfabetismo funzionale. La gente non capisce ciò che legge e non ha in questo contesto di dibattito pubblico sulla Palestina gli strumenti per capire cosa sta accadendo”. Alcuni critici hanno accusato Albanese di fare propaganda, ma lei ha risposto: “Io sto investendo molte energie nel cercare di far capire alla gente quali sono i termini del diritto sulla questione, non per fare propaganda”. Ha sottolineato l’importanza di invitare esperti nei dibattiti, affermando: “Ci sono fior fiore di sionisti accademici, perché invitare in trasmissione gente che non sa niente?”.

La situazione all’interno di In Onda ha messo in luce le difficoltà di un dibattito che si fa sempre più complesso e polarizzato. La decisione di Albanese di abbandonare il programma ha sollevato interrogativi sulla qualità delle discussioni televisive riguardanti temi così delicati e controversi come quello della Palestina e di Gaza. La sua protesta rappresenta un segnale della frustrazione di molti esperti di fronte a un dibattito che spesso sembra mancare di profondità e competenza.



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