Durante un intervento in un programma televisivo, Galeazzo Bignami, esponente di Fratelli d’Italia, ha affrontato le recenti accuse di fascismo rivolte al suo partito, sottolineando la gravità di tali affermazioni. Nel suo discorso, ha richiamato un articolo pubblicato su La Stampa, scritto da una figura di spicco della sinistra italiana, che affermava che il linguaggio utilizzato dalla destra al governo rivelerebbe la sua natura fascista. Bignami ha commentato: “Ci accusano di essere fascisti, allora lo sono 13 milioni d’italiani.”
Il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia ha continuato a esprimere la sua preoccupazione riguardo alle conseguenze di queste etichette, affermando: “Se qualcuno accusa noi di essere fascisti e si autoproclama partigiano dicendo che l’Italia va liberata, penso che qualcuno potrebbe ritenere di imbracciare i fucili.” Ha citato Carlo Levi, che sosteneva che “le parole sono pietre”, per evidenziare come etichettare gli avversari politici possa avere ripercussioni pericolose.
Bignami ha poi condiviso un episodio personale legato alla violenza politica, ricordando un attacco subito da suo padre, Marcello Bignami, che fu gambizzato nel 1974 da gruppi di estrema sinistra. Raccontando questo episodio, ha detto: “Quando feci un pericolosissimo banchetto per i comitati della costituente, mi riempirono di botte con un bastone.” Ha rivelato che la pistola utilizzata per ferire suo padre era la stessa usata per uccidere un brigadiere, sottolineando la gravità della violenza politica di quegli anni.
Galeazzo Bignami, noto per il suo temperamento deciso, ha parlato anche della sua eredità familiare. Suo padre, Marcello, è stato un importante dirigente politico della destra bolognese, scomparso nel 2006. Bignami ha ricordato il giorno della morte del padre, che coincise con la finale di calcio tra Italia e Francia, descrivendo come Bologna fosse deserta e desolata in quel momento. Ha raccontato che Marcello fu colpito da sette proiettili, ma riuscì a sopravvivere, anche se le conseguenze furono devastanti per la sua salute.
Il giovane politico ha ricordato come, dopo l’attentato, ci furono tentativi di ostacolare le cure mediche per suo padre, con sindacalisti della CGIL che organizzarono picchetti per impedire che ricevesse assistenza. Bignami ha raccontato di aver contattato uno di quei sindacalisti per chiedere spiegazioni: “Mi disse ‘non ricordo’, salvo poi aggiungere che erano anni in cui si facevano tante cazzate.” Questo scambio ha rivelato un retaggio di conflitti e divisioni che ha segnato la storia politica italiana.
L’attenzione di Bignami si è poi spostata sulla sua carriera politica, evidenziando le minacce che riceve, anche da parte di esponenti dell’estrema destra. Ha descritto come, nonostante le difficoltà, continui a svolgere il suo ruolo con determinazione. “Ho sempre apprezzato Mulè, il suo eloquio e come guida i lavori della Camera,” ha affermato, riconoscendo la professionalità del vicepresidente della Camera, con cui ha avuto un acceso scambio verbale.
Oltre alle sue posizioni politiche, Bignami ha mostrato una certa cautela nei confronti delle comunicazioni con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affermando che non si deve disturbare un primo ministro e che ciascuno deve sapere come affrontare le difficoltà. È stato scelto come capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, un ruolo che ha assunto con responsabilità, cercando di mantenere un equilibrio tra fermezza e dialogo.
La storia di Galeazzo Bignami è intrisa di un passato complesso, segnato da eventi violenti e da una continua lotta per la legittimazione della sua identità politica. La sua testimonianza non solo mette in luce le tensioni attuali nel panorama politico italiano, ma offre anche uno spaccato della memoria storica che continua a influenzare le dinamiche contemporanee. Con il suo approccio diretto e la sua eredità familiare, Bignami si posiziona come una figura centrale nel dibattito sulla destra italiana, portando avanti le istanze del suo partito in un clima di crescente polarizzazione.



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