Le attività della scuola calcio di Beit Lahia, interrotte dalla guerra, erano state riprese da Mohammed Al Sultan e altri allenatori nel campo profughi di Deir al Balah, dove avevano ritrovato parte dei loro giovani atleti. Il progetto, nato per offrire un momento di normalità e speranza ai bambini, aveva anche dato vita a un gemellaggio con la scuola calcio Spartak San Gennaro di Napoli, grazie ai social network. Questo legame aveva permesso ai ragazzi napoletani di entrare in contatto con i coetanei palestinesi.
Purtroppo, la scorsa settimana, il 23enne Mohammed Al Sultan ha perso la vita durante un bombardamento aereo che ha colpito ciò che rimaneva della sua abitazione a Beit Lahia. L’attacco, parte dell’operazione “Carri dei Gedeone” lanciata dal governo israeliano, ha causato anche la morte del fratello minore di Mohammed, Baha, di soli 14 anni, anch’egli allievo della scuola calcio Al Haddaf.
La tregua temporanea stabilita a dicembre era stata infranta il 19 gennaio con nuovi attacchi. Nonostante ciò, Mohammed Al Sultan era tornato a Beit Lahia dopo l’inizio del conflitto il 7 ottobre 2023. Qui aveva continuato ad allenare i giovani calciatori, malgrado le difficoltà e le distruzioni che avevano trasformato la città in un cumulo di macerie. Molti abitanti vivevano in tende nei pressi delle loro case distrutte.
Venerdì scorso, un’intensa operazione militare ha colpito Beit Lahia con bombardamenti provenienti da navi, aerei e carri armati israeliani posizionati nella Striscia di Gaza. Volantini lanciati dall’aviazione israeliana avevano ordinato agli abitanti di evacuare, ma secondo testimonianze locali raccolte da Fanpage.it, lasciare la città era praticamente impossibile poiché anche le zone circostanti venivano colpite. Senza alternative sicure, Mohammed Al Sultan e la sua famiglia sono rimasti nella loro abitazione, dove hanno trovato la morte. Oltre a Mohammed e Baha, l’attacco ha ucciso anche la moglie di Mohammed, i loro due figli e il padre anziano.
Nel dicembre precedente, Fanpage.it aveva raccontato la storia della scuola calcio Al Haddaf e del suo gemellaggio con lo Spartak San Gennaro di Napoli. In quell’occasione, Mohammed Al Sultan aveva inviato un video messaggio dal campo profughi di Deir al Balah, dove si era rifugiato con la famiglia. Insieme al cugino Wasim, anch’egli allenatore, aveva ripreso le attività della scuola calcio per i bambini sfollati. Nel messaggio, Mohammed aveva spiegato: “Noi avevamo una scuola calcio nel nord della Striscia di Gaza – a Beit Lahia – era una scuola calcio fantastica. Ci siamo impegnati tanto fino a farla diventare come volevamo. Purtroppo è arrivata questa maledetta guerra che ha distrutto tutto.”
La determinazione di Mohammed Al Sultan nel portare avanti il progetto sportivo nonostante le difficoltà rappresentava un simbolo di resilienza per i bambini e le loro famiglie. Il suo sogno era quello di ricostruire la scuola calcio e riportarla al suo antico splendore. Aveva dichiarato: “Faremo tornare la scuola calcio più bella di prima.”
La tragica scomparsa di Mohammed e dei suoi familiari sottolinea ancora una volta il dramma vissuto dalla popolazione civile nella Striscia di Gaza, dove gli attacchi militari rendono impossibile ogni tentativo di fuga o sopravvivenza. La sua storia resta un esempio di coraggio e dedizione in mezzo al caos della guerra.
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