Le recenti dichiarazioni dei volontari della Global Sumud Flotilla, rilasciati dopo l’arresto da parte delle forze israeliane, hanno sollevato serie preoccupazioni riguardo al trattamento subito durante la detenzione. Da Istanbul, dove alcuni di loro sono stati accolti, le testimonianze diffuse da Cnn Turk descrivono scene di violenza e umiliazione. L’attivista Ersin Celik ha denunciato: “Hanno tormentato Greta Thunberg, l’hanno trascinata a terra, l’hanno costretta a baciare la bandiera israeliana. Greta è solo una bambina”.
Altri attivisti, come Ikbal Gurpınar, hanno confermato le dure condizioni di detenzione, affermando: “Ci hanno fatto aspettare ore sotto il sole, senza acqua né cibo. Sui muri della prigione c’erano scritte in arabo, i nomi dei figli dei prigionieri detenuti dal 2019. Ora capisco Gaza molto meglio”. Le testimonianze continuano a rivelare un quadro allarmante, con un giovane attivista che ha descritto: “Ci hanno negato le medicine, ci hanno dato da bere solo dopo 32 ore e il cibo era quasi inesistente. Ci svegliavano ogni due ore con cani e cecchini puntati contro, impedendoci di dormire. Se trattano così noi, che abbiamo protezione diplomatica, cosa fanno ai palestinesi?”.
Il quotidiano The Guardian ha ottenuto una comunicazione ufficiale dal ministero degli Esteri svedese che conferma parte delle testimonianze. Un funzionario dell’ambasciata ha riferito di aver incontrato Greta Thunberg in carcere, descrivendola come “disidratata e visibilmente provata”. La giovane attivista ha raccontato di aver vissuto in una cella infestata da cimici, con scarse provviste di cibo e acqua, e di aver sviluppato eruzioni cutanee a causa delle condizioni di detenzione.
Il documento menziona anche che “una detenuta ha visto Greta costretta a tenere delle bandiere mentre i soldati scattavano fotografie”, con la giovane che temeva che quelle immagini fossero destinate alla propaganda. Secondo quanto riportato, Thunberg sarebbe stata “bendata, ammanettata e costretta a baciare la bandiera israeliana”, come confermato da Ersin Celik e altri membri della flottiglia ora rimpatriati.
La flottiglia, composta da oltre 400 persone tra attivisti, politici e giornalisti provenienti da tutto il mondo, è stata intercettata dalle forze di difesa israeliane (IDF) in acque internazionali mentre cercava di portare aiuti umanitari a Gaza e rompere il blocco navale imposto da Israele da oltre 16 anni. La ONG palestinese Adalah, che fornisce assistenza legale ai detenuti, ha denunciato gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la mancanza di cibo, acqua, servizi igienici e accesso agli avvocati. Molti dei fermati avrebbero anche subito pressioni per firmare documenti di cui non comprendevano il contenuto. In particolare, Thunberg avrebbe rifiutato di firmare senza una traduzione chiara.
Il team legale italiano ha confermato le dure condizioni di detenzione, affermando: “Gli attivisti sono rimasti senza cibo e acqua per ore, tranne un pacchetto di patatine mostrato alle telecamere”. Gli avvocati hanno denunciato anche abusi verbali e fisici, rendendo noto che gli attivisti sono stati costretti a subire umiliazioni.
L’eurodeputata Benedetta Scuderi, tra i rilasciati, ha raccontato di episodi di discriminazione e insulti durante il rimpatrio: “All’aeroporto di Tel Aviv ci mostravano il dito medio, in aereo ci urlavano contro: ‘Friends of Greta of my ass’. Ci hanno detto: ‘Spero che vi prendano in ostaggio’, e ‘Dovevate tornare a nuoto’”.
Tra i rilasciati c’è anche il giornalista di Fanpage.it, Saverio Tommasi, che si trovava a bordo della nave Karma. Dopo l’abbordaggio da parte di due gommoni con soldati israeliani armati, Tommasi racconta di essere stato trattenuto in un centro detentivo a sud di Israele. “Ci hanno costretti a stare piegati in un piazzale circondato da container, con la testa bassa. Chi alzava lo sguardo veniva colpito. Ho visto un uomo a cui è stato slogato il polso e un italiano di 72 anni, con una gamba di ferro, obbligato a restare piegato per ore”.
Tommasi ha anche denunciato la violenza subita, affermando: “Ci hanno tolto gli effetti personali, perfino le fedi nuziali, con violenza. Rubare l’oro alle persone lo facevano i nazisti, non dovrebbe accadere in una democrazia”. Ha aggiunto: “Ho preso botte sulla schiena e sulla testa, e ridevano mentre lo facevano. Questo livello di brutalità non appartiene a uno Stato che si definisce democratico”.
Le denunce e le testimonianze degli attivisti continuano a sollevare interrogativi sulle pratiche delle autorità israeliane e sul rispetto dei diritti umani, mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione.
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Monica



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