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“Guarda cosa mi hai fatto”: donna sfregiata accoltella il suo aggressore per vendetta



Tre anni dopo un’aggressione subita in un bar, una donna di 31 anni ha deciso di vendicarsi recandosi a casa del suo assalitore e colpendolo con un coltello. L’episodio si è verificato nei giorni scorsi a Montanaro, in provincia di Torino, e ha portato all’arresto della donna con l’accusa di tentato omicidio. La vittima, un uomo di 61 anni, ha riportato ferite giudicate guaribili in pochi giorni.



Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Chivasso, la donna si sarebbe presentata alla porta dell’uomo armata di un coltello e con una paletta per dolci. Dopo avergli mostrato il volto segnato da una cicatrice, conseguenza dell’aggressione subita nel 2020, avrebbe pronunciato le parole: “Guarda cosa mi hai fatto, devi pagare”, prima di sferrare il colpo.

L’aggressione iniziale risale a una serata trascorsa in un bar, quando, a causa di una lite scoppiata per motivi futili e probabilmente legati all’abuso di alcol, l’uomo le aveva lanciato un bicchiere in faccia. L’atto aveva provocato gravi lesioni al volto della donna. Inizialmente, l’uomo era stato accusato di lesioni semplici, ma durante la terza udienza del processo il legale della donna ha presentato una consulenza medica che attestava uno sfregio permanente. Questo elemento ha portato alla riqualificazione del reato e alla riapertura delle indagini da parte della procura di Ivrea. Recentemente è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio, ma la data dell’udienza preliminare non è ancora stata fissata.

L’arresto della donna è stato convalidato dalle autorità. Gli investigatori ritengono che il suo gesto possa essere stato influenzato dai tempi lunghi del sistema giudiziario. Nonostante si fosse rivolta a un centro antiviolenza in passato, il caso non rientra nei parametri del “codice rosso”, che prevede procedure accelerate per i reati di violenza di genere. Le indagini non hanno infatti rilevato alcun legame sentimentale tra i due protagonisti della vicenda, escludendo così l’applicabilità del protocollo.

Il procedimento legale relativo all’aggressione iniziale ha seguito quindi l’iter ordinario, reso ancora più lento dalla carenza di personale presso il tribunale di Ivrea, dove attualmente operano solo due giudici per le indagini preliminari sui quattro previsti.

L’episodio rappresenta un caso emblematico delle difficoltà che possono emergere nel sistema giudiziario italiano, soprattutto in situazioni che non rientrano nelle corsie preferenziali previste per determinati tipi di reati. La vicenda, avvenuta a Montanaro, ha sollevato interrogativi sulla gestione dei tempi della giustizia e sulle conseguenze emotive per le vittime di aggressioni gravi.



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