​​


“Ho fatto a pezzi mio figlio con un seghetto”: il racconto choc della madre di Alessandro Venier



Il caso che ha scosso Gemona del Friuli, in provincia di Udine, riguarda l’omicidio di Alessandro Venier, 35 anni, il cui corpo è stato ritrovato mutilato e nascosto in un’autorimessa. La madre, Lorena Venier, 62 anni, ha confessato di aver partecipato attivamente alla fase successiva all’uccisione, mentre la compagna della vittima, Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni, avrebbe avuto un ruolo determinante nell’atto iniziale. La vicenda è emersa grazie alla chiamata al 112 effettuata dalla stessa Mailyn, che ha portato i Carabinieri a scoprire il macabro scenario.



Secondo le ricostruzioni fornite agli inquirenti, Lorena Venier ha dichiarato di essersi occupata personalmente della suddivisione del corpo del figlio dopo che era stato strangolato. “Mi sono occupata da sola del ‘depezzamento’ di Alessandro: ho utilizzato un seghetto e un lenzuolo per contenere il sangue e l’ho sezionato in tre pezzi: non ci sono stati schizzi”, ha spiegato la donna durante l’interrogatorio. La madre ha raccontato di aver posizionato il cadavere su un lenzuolo per evitare tracce evidenti e di aver proceduto alla suddivisione in parti per facilitare il trasporto.

Il ruolo di Mailyn Castro Monsalvo sembra essere stato cruciale nella fase iniziale dell’omicidio. Stando alle dichiarazioni della suocera, la giovane avrebbe strangolato il compagno utilizzando i lacci delle scarpe. “Mia nuora lo ha strangolato, sono stata io a farlo a pezzi”, ha affermato Lorena Venier. Dopo l’uccisione, il corpo sarebbe stato trasportato nell’autorimessa della casa, dove era stato collocato all’interno di un bidone e ricoperto con calce viva. Questo materiale avrebbe dovuto accelerare il processo di decomposizione, consentendo poi di disperdere i resti in montagna, secondo quanto confidato dalla madre.

La strategia iniziale prevedeva un’attesa prima di far sparire definitivamente i resti. Tuttavia, il piano è stato interrotto da una crisi emotiva di Mailyn Castro Monsalvo, che ha deciso di chiamare le forze dell’ordine. “È stata Mailyn a chiamare il 112: il piano era quello di attendere e poi far sparire i resti, ma lei ha avuto una crisi”, ha raccontato Lorena Venier agli investigatori. Durante la telefonata al numero di emergenza, la giovane aveva inizialmente accusato la suocera dicendo: “Mia suocera ha ucciso il figlio”. Poco dopo, però, si sono udite tensioni tra le due donne, con Mailyn che avrebbe esclamato: “No, Lorena, no”, suggerendo un tentativo della madre di impedirle di denunciare l’accaduto.

Gli inquirenti hanno rilevato segni di tensione fisica tra le due donne. Sul corpo di Mailyn Castro Monsalvo sono stati riscontrati lividi compatibili con una colluttazione, forse avvenuta nel momento in cui Lorena Venier avrebbe cercato di sottrarle il telefono per impedire la chiamata alle autorità. I Carabinieri, intervenuti poco dopo la denuncia, hanno trovato il corpo di Alessandro Venier suddiviso in tre parti all’interno del bidone nell’autorimessa.

La confessione dettagliata della madre ha fornito agli investigatori una ricostruzione precisa degli eventi. “Una volta che Mailyn lo ha strangolato con i lacci delle scarpe, perché a mani nude non eravamo riuscite a soffocarlo, l’ho posizionato su un lenzuolo e lì ho separato alcune parti per permettere il trasporto nel garage”, ha spiegato Lorena Venier. La donna ha inoltre dichiarato che il desiderio di disperdere i resti in montagna era legato a una volontà espressa dal figlio stesso in passato.



Add comment