La tragica vicenda avvenuta a Bolzano, dove due neonati hanno perso la vita a causa di un’infezione da Serratia marcescens, ha riportato sotto i riflettori il tema delle infezioni ospedaliere e della sicurezza sanitaria. Questo batterio, appartenente alla famiglia delle Enterobatteriacee, è noto per la sua capacità di diffondersi in ambienti umidi e pericolosi per i pazienti più fragili, come i neonati ricoverati in terapia intensiva. Per comprendere meglio le caratteristiche di questo microrganismo e i rischi che può rappresentare, Fanpage.it ha intervistato Susanna Esposito, direttrice della Clinica pediatrica dell’Università di Parma e responsabile del tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria.
Secondo la professoressa Esposito, Serratia marcescens è un batterio gram-negativo che si distingue per la produzione di un pigmento rosso intenso, il quale può lasciare tracce visibili sulle superfici. Questo microrganismo è ubiquitario, ovvero si trova in molti ambienti diversi, ma predilige quelli caratterizzati da umidità, come bagni e docce. La sua presenza negli ospedali è particolarmente insidiosa poiché può annidarsi su superfici e dispositivi medici che rimangono esposti all’umidità. “Se non vengono rispettate procedure rigorose di igiene, può annidarsi anche in contesti sanitari che dovrebbero restare sterili”, ha spiegato l’esperta.
All’interno degli ospedali, Serratia marcescens può trovare terreno fertile soprattutto nelle terapie intensive, dove si utilizzano apparecchiature complesse e i pazienti sono spesso immunocompromessi. La professoressa Esposito ha sottolineato: “Serratia marcescens può infatti svilupparsi su superfici e dispositivi che restano a contatto con l’umidità: i lavandini, i dispenser di disinfettanti, i tubi per la ventilazione meccanica, i cateteri o i tubi per la nutrizione enterale”. Nonostante le rigorose procedure di sterilizzazione adottate negli ospedali, la capacità del batterio di persistere in questi contesti lo rende particolarmente difficile da debellare.
I neonati prematuri sono tra i soggetti più vulnerabili a questo tipo di infezioni. Il loro sistema immunitario immaturo e la necessità di dispositivi medici invasivi aumentano il rischio di contrarre infezioni da Serratia marcescens. Questo è stato purtroppo il caso dei due neonati deceduti a Bolzano, un episodio che ha sollevato interrogativi sulla gestione dell’igiene e della sterilizzazione nelle strutture sanitarie.
Ma il rischio di contaminazione si estende anche agli ambienti domestici? La professoressa Esposito ha chiarito che, sebbene Serratia marcescens possa teoricamente proliferare in casa, ciò è molto improbabile in condizioni di igiene adeguata. “In un ambiente domestico mantenuto pulito e con una corretta igiene non ci sono condizioni favorevoli alla proliferazione”, ha dichiarato. Per prevenire qualsiasi rischio, è fondamentale adottare buone pratiche igieniche, come la sterilizzazione accurata di biberon e tettarelle e l’uso di prodotti disinfettanti come la candeggina.
La vicenda di Bolzano ha evidenziato l’importanza delle misure preventive sia negli ospedali che nelle case. La Serratia marcescens è un batterio insidioso che richiede attenzione rigorosa per evitare la sua diffusione. Sebbene il rischio domestico sia limitato, gli ospedali devono garantire standard elevati di sterilizzazione e igiene per proteggere i pazienti più fragili.



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