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La Cina si muove con strategia silenziosa tra Usa e Russia, evitando conflitti diretti e consolidando il suo ruolo come potenza globale attraverso un approccio diplomatico e strategico



Con Russia e Stati Uniti impegnati in conflitti diretti e tensioni geopolitiche, la Cina sta attuando una strategia che punta a ottenere vantaggi senza ricorrere all’uso della forza. Come avvenuto con Hong Kong nel 1997, Pechino mira a riorganizzare l’ordine mondiale senza conflitti armati, posizionandosi come garante di stabilità e alternativa all’egemonia occidentale. Questa strategia si è già riflessa in segnali tangibili, come la mancata partecipazione di Tokyo e Seoul al vertice NATO.



Mentre Israele intensifica le operazioni contro le infrastrutture nucleari iraniane e gli Stati Uniti lanciano l’“Operation Midnight Hammer”, la Cina adotta una posizione di critica verbale, ma senza interventi diretti. Nei comunicati ufficiali si leggono espressioni come “violazione della Carta delle Nazioni Unite” e “instabilità globale”, ma il messaggio implicito è più sottile: Pechino si presenta come una superpotenza che non necessita di interventi militari per influenzare il panorama internazionale. La Cina promuove un’immagine di rispetto del diritto internazionale, in contrasto con l’operato delle altre potenze.

La posizione della Cina non è dettata da ideologie o alleanze rigide. Non si schiera con l’Iran per motivi ideologici né si oppone a Israele per convinzione. La priorità di Pechino è proteggere i propri interessi e sfruttare il conflitto per ridurre l’influenza americana in Asia, minare la fiducia nei mediatori occidentali e consolidare il proprio ruolo diplomatico. Questo approccio consente alla Cina di rafforzare la sua narrativa di potenza multipolare e responsabile.

Un elemento cruciale per comprendere la posizione cinese è l’importanza strategica del Medio Oriente per il suo approvvigionamento energetico. Più del 40% del petrolio importato dalla Cina passa attraverso lo Stretto di Hormuz, rendendo la regione fondamentale per la sua economia. Paesi come l’Iran, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono tra i principali fornitori di Pechino. Una crisi prolungata in quest’area avrebbe un impatto diretto sull’economia cinese e sulla stabilità energetica globale.

Nonostante le minacce iraniane di chiudere lo Stretto di Hormuz in risposta ai raid americani e israeliani, la Cina ha evitato di appoggiare apertamente tale decisione. Pur sostenendo l’Iran a livello verbale, Pechino ha mantenuto aperta questa cruciale via di transito energetico, attraverso cui passa circa il 20% del greggio mondiale. Questo atteggiamento dimostra che la Cina non intende destabilizzare un sistema economico globale di cui è diventata un pilastro fondamentale. Un aumento improvviso dei prezzi del petrolio avrebbe conseguenze disastrose, non solo per i partner commerciali della Cina, ma anche per la sua economia interna.

La strategia cinese si basa su un equilibrio delicato: da una parte condanna le azioni militari occidentali per preservare l’accesso alle risorse energetiche, dall’altra sfrutta la destabilizzazione regionale per ridurre l’influenza americana e aumentare il proprio peso geopolitico. Questo approccio permette a Pechino di consolidare il suo ruolo senza ricorrere a misure drastiche o conflitti diretti.

La doppia logica cinese si manifesta chiaramente in questo contesto: mentre critica apertamente le operazioni militari occidentali, utilizza la situazione per rafforzare la propria posizione nella regione. Questo atteggiamento riflette una strategia di lungo termine che mira a ridurre l’influenza americana nel Medio Oriente e a promuovere un nuovo ordine multipolare in cui la Cina si presenta come attore centrale.

La capacità della Cina di manovrare in modo strategico senza provocare conflitti diretti rappresenta una dimostrazione di forza sottile ma efficace. La scelta di non utilizzare apertamente le sue leve globali, pur avendone la possibilità, sottolinea la volontà di Pechino di consolidare il suo ruolo come potenza globale attraverso un approccio pragmatico e mirato.

In conclusione, la Cina sta sfruttando le tensioni globali per rafforzare la sua posizione geopolitica ed economica senza ricorrere all’uso della forza. Questa strategia silenziosa ma efficace potrebbe ridefinire gli equilibri internazionali nei prossimi anni, posizionando Pechino come un attore chiave in grado di influenzare il futuro dell’ordine mondiale.



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