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La replica pungente di Vannacci al Meeting di Rimini: “Finalmente ne hai detta una giusta”



Nel corso del Meeting di Rimini, l’ex presidente della Banca Centrale Europea ed ex premier italiano Mario Draghi è intervenuto con un discorso incentrato sulla competitività europea e sul ruolo dell’Unione Europea nello scenario internazionale. Le sue parole hanno suscitato ampio dibattito, sia per la durezza del giudizio sull’attuale condizione dell’UE, sia per le implicazioni politiche che ne derivano.



Secondo quanto dichiarato, l’Europa si trova oggi in una posizione di debolezza, determinata da tre fattori principali: gli effetti della globalizzazione, i conflitti che hanno destabilizzato l’assetto internazionale e la scelta di rinunciare al ruolo della Russia come fornitore energetico di riferimento. Tre elementi che, a detta dell’ex premier, hanno compromesso profondamente la capacità competitiva del continente, rendendolo meno rilevante nello scenario globale.

Draghi ha utilizzato toni particolarmente critici nei confronti dell’Unione, definendola “marginale e spettatrice”, sottolineando come sia ormai relegata a un ruolo secondario rispetto alle grandi potenze mondiali. Pur riconoscendo la gravità della situazione, ha comunque insistito sull’idea che l’UE resti uno strumento utile per raggiungere obiettivi comuni: “L’Ue è soprattutto un meccanismo per raggiungere gli obiettivi condivisi dai suoi cittadini.”

Queste parole hanno alimentato reazioni contrastanti. Da un lato, l’apprezzamento di chi considera le dichiarazioni un richiamo realistico alla necessità di riformare le istituzioni comunitarie; dall’altro, la critica di chi ritiene che si tratti di affermazioni parziali e insufficienti a descrivere le cause profonde della crisi.

Durante l’intervento, Draghi ha fatto riferimento anche all’approccio europeo nei confronti delle guerre, con un accenno implicito al conflitto in Ucraina. Secondo la sua analisi, l’Unione si è trovata in difficoltà nel gestire le conseguenze economiche e politiche delle tensioni con Mosca, pagando un prezzo particolarmente alto per la dipendenza energetica.

Un ulteriore punto centrale del suo intervento è stato il tema della competitività industriale. L’ex presidente della BCE ha evidenziato come le politiche comunitarie non siano state in grado di garantire un livello di crescita sufficiente a contrastare la concorrenza di Stati Uniti e Cina. In particolare, l’Europa rischia di restare indietro nei settori chiave della tecnologia e dell’energia, con un impatto diretto sull’occupazione e sul benessere dei cittadini.

Non sono mancati i riferimenti a un possibile rilancio dell’Unione, seppur con modalità da ridefinire. Draghi ha spiegato che occorre rimettere al centro obiettivi concreti, condivisi da tutti i Paesi membri, evitando che l’Europa resti imbrigliata in divisioni interne o in logiche burocratiche che ne rallentano la capacità decisionale.

Le sue dichiarazioni arrivano in un momento di particolare fragilità per l’Unione, già al centro di discussioni interne su temi cruciali come il riarmo, la transizione energetica e le politiche migratorie. Questioni che, come dimostrano scandali e polemiche recenti, hanno acuito la percezione di distanza tra istituzioni europee e cittadini.

L’analisi di Draghi, pur con toni critici, si colloca dunque all’interno di una riflessione più ampia sul futuro dell’Europa. Le sue parole a Rimini confermano che la questione della governance europea resta centrale nel dibattito politico internazionale, soprattutto in vista delle sfide globali che attendono il continente nei prossimi anni.

Il discorso, seguito da un’ampia platea, si è concluso con un invito a non sottovalutare la gravità della situazione. L’Unione Europea, ha ribadito l’ex premier, deve ridefinire le proprie priorità se vuole evitare di restare irrimediabilmente ai margini della storia.



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