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“Le chiavi sul tavolo” – Racconto in prima persona



Non avevo mai pensato che sarei arrivato a quel punto. Io, Roberto, l’uomo che aveva sempre messo la famiglia al primo posto, mi ritrovavo seduto al buio in salotto, con una busta piena di fotografie sulle ginocchia. La pioggia fuori batteva forte contro i vetri, come se volesse entrare e unirsi alla tempesta che avevo dentro.



Le avevo trovate per caso. Non le cercavo. Un collega mi aveva inviato per errore una foto sul telefono. O almeno, pensava fosse un errore. In realtà sapeva. E quella foto ritraeva mia moglie… Elena… tra le braccia di Andrea. Il mio migliore amico.

Il mondo ha smesso di fare rumore in quell’istante. Ero paralizzato, svuotato. Ma dentro… qualcosa si era rotto. Non era rabbia. Era qualcosa di più profondo: il tradimento. La delusione. Il punto di non ritorno.

Non le ho detto niente subito. Ho aspettato. Sono tornato a casa senza avvisare. Lei non c’era. Ho messo le chiavi sul tavolo. Le ho lasciate lì. Come simbolo. Come avvertimento.

Quando è rientrata, era bagnata dalla pioggia, il trucco appena colato, e un sorriso forzato sulle labbra.

– “Ciao amore… sei tornato presto…”

– “Dove sei stata?” – le ho chiesto, senza muovermi dal divano.

Ha esitato un attimo. Poi ha detto: – “Da mia madre.”

Le ho passato la busta. Le mani le tremavano mentre tirava fuori le foto. Non c’era più nulla da negare. Nulla da giustificare. Lei ha provato a parlare, ma l’ho fermata con un gesto.

“Hai distrutto tutto. Hai fatto a pezzi la mia fiducia, la nostra storia, la nostra casa. Non riesco nemmeno a guardarti. E voglio che te ne vada.”

Mi ha guardato come se le avessi appena strappato il cuore. Ha iniziato a piangere, a supplicarmi. Ma io… non avevo più lacrime da versare. Ho preso la valigia rossa dall’armadio e gliel’ho messa ai piedi.

“Ho parlato con un avvocato. Non torni più qui. Questa non è più casa tua.”

Ha preso la valigia, lenta, come se sperasse fino all’ultimo in un mio ripensamento. Ma io non l’ho guardata nemmeno mentre varcava la soglia. Ho solo chiuso la porta. Con calma. Con fermezza.

Le chiavi sono rimaste sul tavolo.

E io… sono rimasto lì. Solo. Ma libero.



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