Tre insegnanti di una scuola materna di Roma sono sotto indagine per il reato di diffamazione a seguito di messaggi inappropriati scambiati in un gruppo WhatsApp, nei quali deridevano un bambino autistico, Luca. I messaggi contenevano frasi denigratorie e offensive, come “Non svegliate il can che dorme” e “Speriamo che dorme e che non stia arrivando”. Le maestre si riferivano al piccolo con termini dispregiativi, come “ansia”, e hanno mostrato gioia quando hanno appreso che il bambino aveva contratto il COVID-19.
La madre di Luca ha espresso il suo profondo dolore per le frasi pronunciate dalle insegnanti, che hanno causato una notevole sofferenza sia a lei che al bambino, portandolo a interrompere la frequenza scolastica. La richiesta di archiviazione da parte della procura ha suscitato indignazione, in quanto il pubblico ministero ha ritenuto che i commenti non fossero “denigratori della reputazione del minore”.
L’avvocato della famiglia, Sergio Pisani, ha commentato la situazione dicendo: “Le suddette conversazioni, ampiamente documentate mediante screenshot allegati alla denuncia, manifestano un chiaro disprezzo nei confronti del minore, la cui assenza da scuola viene accolta con ilarità, sollievo e con emoticon beffarde.” Secondo Pisani, le affermazioni delle maestre trascendono ogni normale disagio lavorativo e assumono un connotato denigratorio, discriminatorio e lesivo della dignità di Luca. Ha sottolineato che tali frasi “denotano volontà di sminuire, ridicolizzare e stigmatizzare il minore”, evidenziando come in un contesto educativo il bambino avrebbe dovuto essere protetto.
In risposta alla richiesta di archiviazione, Asia Maraucci, presidente dell’associazione La Battaglia di Andrea, che ha supportato la madre di Luca, ha dichiarato: “Siamo sconvolti e arrabbiati. Questa richiesta di archiviazione potrebbe creare un bruttissimo precedente in Italia.” Maraucci ha aggiunto che tale decisione potrebbe permettere ad altri insegnanti di emulare i comportamenti delle maestre coinvolte, senza alcuna protezione per alunni disabili e le loro famiglie. Ha affermato che combatteranno insieme all’avvocato Pisani affinché venga fatta giustizia per Luca.
La madre del bambino ha raccontato di aver letto messaggi che l’hanno profondamente ferita. Ha rivelato: “Nella chat le maestre chiamavano mio figlio ‘ansia’, scrivevano cose del tipo ‘domani ce tocca, ci faremo sostegno l’un con l’altra’.” Ha continuato spiegando che, durante il periodo in cui la famiglia era positiva al COVID-19, le insegnanti sembravano contente della situazione. L’insegnante di sostegno, infatti, inviava emoticon sorridenti informando le altre maestre che Luca non sarebbe tornato a scuola. La madre ha dichiarato che le insegnanti “dicevano che le loro giornate cominciavano bene perché mio figlio non c’era.”
Dopo aver visto i messaggi, la madre di Luca ha deciso di confrontarsi direttamente con le maestre, ma non ha ricevuto alcuna risposta. Questa mancanza di comunicazione ha ulteriormente alimentato il suo dolore e la sua frustrazione. La situazione ha messo in luce non solo il comportamento inaccettabile delle insegnanti, ma anche l’importanza di un ambiente scolastico inclusivo e rispettoso per tutti gli studenti, specialmente per quelli con disabilità.
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