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“Meloni fascista”, bufera a Otto e mezzo: l’ospite insulta la premier e Gruber non lo ferma



A seguito dell’accusa rivolta a Giorgia Meloni di essere fascista nel salotto della compagna Gruber da parte di Alessandro Robecchi, autore televisivo e giornalista, la situazione si è fatta tesa.  Robecchi ha formulato tali accuse mentre Gruber si esibiva in una delle sue solite performance.



Un altro episodio di apologia del fascismo da parte di un esponente di Fratelli d’Italia ha suscitato polemiche e minimizzazioni, alimentando il dibattito pubblico attraverso articoli su giornali e siti web.  La questione Meloni-nostalgici fascisti si configura ormai come una vicenda ricorrente, con frequenti casi di esponenti del partito che esprimono simpatie per il regime fascista.  La competizione interna al partito si concentra sulla prevalenza di diverse correnti, tra cui quella che si identifica con simboli nazisti e quella legata ad arresti per associazione mafiosa.

Il consigliere comunale di Nimis (Udine), Gabrio Vaccarin, è diventato noto a seguito della diffusione di fotografie che lo ritraggono in uniforme nazista davanti a un ritratto di Hitler.  Un altro episodio, meno mediatizzato, riguarda il manifesto elettorale di Gimmi Cangiano, candidato in Campania per Fratelli d’Italia, che reca lo slogan «Me ne frego» accompagnato dalla frase «La più alta espressione di libertà».  Tale slogan, pur essendo formalmente corretto, solleva interrogativi sulla sua adeguatezza al contesto politico e istituzionale.  Si potrebbero considerare alternative, come «Cago sul marciapiede», «Taglio le gomme alle macchine in sosta» o «Butto in mare l’olio esausto della mia fabbrichetta», che, pur esprimendo un sentimento di frustrazione, potrebbero risultare meno offensive.

Mi astengo dall’approfondire ulteriormente questi esempi, poiché, per correttezza giornalistica, dovrei presentare anche le difese dettagliate e articolate che gli esponenti di Fratelli d’Italia sono soliti elaborare per giustificare o minimizzare tali situazioni.  Queste difese includono affermazioni come “non è iscritto”, “è una ragazzata”, “è stata una leggerezza” o “era carnevale”.  In altre parole, si compiono notevoli sforzi per distogliere i sospetti di fascismo, un’impresa che appare vana, considerando che tre indizi costituiscono una prova, dieci indizi una certezza, e dopo cento indizi sarebbe lecito aspettarsi l’intervento dei partigiani del CLN.  Tuttavia, per ottenere il perdono e dissipare i sospetti, la Meloni ha candidato alla presidenza della regione Marche un suo deputato, Francesco Acquaroli, noto alle cronache per aver partecipato a una cena celebrativa della marcia su Roma (Acquasanta Terme, 28 ottobre 2019).  Il menù di tale cena, accanto a piatti tradizionali come il timballo e lo spallino di vitello al tartufo, includeva, nell’ordine: un fascio littorio, un’aquila con la scritta “Per l’onore dell’Italia”, il motto “Dio, patria e famiglia”, una fotografia del Duce con la frase “Camminare, costruire e se necessario combattere e vincere”.  È evidente che tale celebrazione non fosse necessaria, poiché la marcia si concluse con una sconfitta, e il celebrato Mussolini, anziché trionfare, si diresse verso la Svizzera travestito da soldato tedesco.

Gad Lerner, in un articolo pubblicato su questo giornale, giustamente invita la Meloni a dissociarsi definitivamente dalla retorica fascista dei suoi eletti e militanti, sebbene io nutra dubbi sulla possibilità che ciò avvenga. Tale retorica, seppur a tratti grottesca e priva di fondamento culturale, risulta al contempo risibile e feroce, rappresentando l’ambiente in cui Fratelli d’Italia opera, con gli slogan fascisti e l’abbigliamento da gerarchi che costituiscono il nutrimento essenziale del partito.  È improbabile che un pesce possa svuotare il proprio acquario autonomamente; pertanto, sarebbe necessario intervenire, come avvenuto settantacinque anni fa.



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