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Meloni furiosa per l’aumento di stipendio, arriva la revoca immediata



Il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), Renato Brunetta, ha comunicato in una nota ufficiale la sua intenzione di revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di Presidenza in merito al recepimento dell’aumento dei compensi per i vertici dell’istituzione, incluso il proprio, che era stato elevato a 311.000 euro.



Il Presidente Brunetta ha sottolineato il ruolo del Cnel come organo di rilievo costituzionale, incaricato di rappresentare le parti sociali e di dare voce alle loro istanze. Ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che l’applicazione legittima di una sentenza della Corte Costituzionale possa essere strumentalizzata, con conseguente pregiudizio per la credibilità dell’istituzione e, di riflesso, per il dibattito politico e l’azione del governo.

Alla luce di tali considerazioni, il Presidente Brunetta ha deciso di revocare con effetto immediato la decisione relativa all’aumento dei compensi, al fine di tutelare il prestigio del Cnel e di preservare un clima di rispetto e collaborazione tra tutte le componenti politiche, istituzionali e sociali.  È importante sottolineare che la decisione è stata presa con senso di responsabilità e non rappresenta un’ammissione di colpa.

La notizia dell’aumento delle retribuzioni al Cnel ha suscitato polemiche politiche.  Da Palazzo Chigi è emersa l’irritazione della Premier Giorgia Meloni per la decisione.  Il Presidente Brunetta ha negato qualsiasi contatto o attrito con la Premier, affermando di non essere a conoscenza della sua reazione.  La Premier Meloni, tuttavia, si è detta furibonda per il ritocco alla busta paga, che prevede un aumento di 60.000 euro annui per il Presidente Brunetta, portando il suo compenso totale a 311.000 euro.  L’aumento è stato reso possibile dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato il tetto dei 240.000 euro annui per i dirigenti pubblici.

Renato Brunetta, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) dall’aprile 2023, ha rilasciato una breve dichiarazione a Repubblica, difendendo l’istituzione dalle recenti polemiche politiche.  Brunetta ha sottolineato come il Cnel sia stato oggetto di tentativi di smantellamento, respinti dal 60% degli elettori italiani che si sono espressi contro la riforma.  Questo risultato, a suo avviso, dimostra la resilienza dell’organismo.

Tuttavia, la decisione di Brunetta di revocare l’aumento di stipendio, comunicata tramite Instagram, ha suscitato reazioni contrastanti.  L’ex ministro ha motivato la revoca con l’intento di evitare strumentalizzazioni che potessero compromettere la credibilità del Cnel e, di conseguenza, l’azione del governo.  Pur riconoscendo la legittimità della sentenza, Brunetta ha optato per la revoca immediata della decisione, richiamando il proprio senso di responsabilità.  In precedenza, Brunetta aveva diffuso una nota stampa in cui ribadiva la “doverosa applicazione” della sentenza.

La decisione di revocare l’aumento di stipendio è stata presa dalla maggioranza, con conseguente isolamento di Brunetta.  La Lega ha espresso forte disappunto, annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare.  Anche Forza Italia ha manifestato contrarietà, con diversi esponenti che hanno ricordato il “tradimento” di Brunetta, suggerendo addirittura le sue dimissioni.

Maurizio Gasparri, in risposta a una domanda, ha dichiarato che non avrebbe approvato l’aumento di stipendio di Brunetta, pur esprimendo maggiore preoccupazione per le somme erogate dallo Stato a Nicola Gratteri.  Questa affermazione, apparentemente rivolta a Gratteri, ha un chiaro sottinteso politico, rivolto al partner di coalizione.  La decisione definitiva è stata presa dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che, attraverso fonti di Palazzo Chigi, ha definito la sentenza della Corte “non condivisibile” e “inopportuna” la scelta del Cnel.  Brunetta non è stato informato personalmente della decisione della Premier, secondo quanto trapelato dalla sua cerchia ristretta.

L’opposizione ha colto l’occasione per criticare la destra, ricordando il ruolo del Cnel nell’affossamento del salario minimo e chiedendo a Brunetta di riferire in Parlamento.



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