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“Mio figlio di 14 anni torturato in carcere con lamette”: la drammatica denuncia del padre dopo l’abuso su una 12enne a Sulmona



Una grave situazione emerge dal carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, dove un ragazzo di 14 anni ha denunciato di essere stato picchiato e ferito durante la sua detenzione. L’adolescente, arrestato a ottobre con l’accusa di aver partecipato agli abusi su una dodicenne a Sulmona, ha raccontato al padre, Walid, operaio edile di 47 anni, di aver subito maltrattamenti all’interno dell’istituto. Walid ha presentato una querela dopo aver notato segni sul corpo del figlio, tra cui tagli, ecchimosi e graffi, causati da una spazzola di ferro e lamette utilizzate come armi improvvisate.



Secondo quanto riferito dal padre e dall’avvocato Alessandro Margiotta, il giovane, durante le ore di libertà all’interno della struttura, sarebbe entrato in contatto con altri detenuti, che lo avrebbero già aggredito in precedenza. La ragione di queste violenze è attribuita al reato di cui è accusato, un’accusa che in carcere è particolarmente stigmatizzata, anche tra i minorenni. Nonostante fosse stato collocato in un reparto “protetto”, gli incontri nei corridoi e negli spazi comuni hanno portato a episodi di violenza, insulti e furti di oggetti personali, come scarpe e cibo, che la famiglia gli portava.

Ogni volta che Walid si reca a colloquio con il figlio, la situazione è drammatica. Il ragazzo piange e racconta in modo confuso delle aggressioni subite, mostrando lividi sul viso, sul petto e sulle braccia. Ha anche riferito minacce da parte di altri detenuti, che gli avrebbero ordinato di portare droga “da fumare” altrimenti lo avrebbero colpito nuovamente. Anche il 17enne che condivide la cella con lui, coinvolto nella stessa vicenda, non sta vivendo una situazione migliore; secondo il padre del 14enne, anche lui subisce maltrattamenti, ma non avendo nessuno che lo visiti, non ha alcuno che possa denunciare la sua condizione.

Nella querela, Walid sottolinea la necessità che il figlio paghi per ciò che ha fatto, se verrà riconosciuto colpevole, ma esprime anche il suo profondo sconvolgimento per la situazione attuale. Accetta l’idea della reclusione e un difficile percorso di recupero, ma non può tollerare che il figlio venga “torturato”. Sottolinea che le violenze non portano a un insegnamento, ma piuttosto chiudono gli occhi delle persone.

L’avvocato Margiotta ha annunciato l’intenzione di richiedere nuovamente il trasferimento del ragazzo in un’altra struttura, dopo che due richieste precedenti sono rimaste senza risposta. Ha inoltre sollecitato un controllo più rigoroso sulle condizioni del carcere di Roma, affermando che quanto accaduto al giovane non può essere considerato un episodio isolato o un brutto scherzo tra detenuti. “La tortura, peraltro su un ragazzo di 14 anni, è un retaggio medioevale”, ha commentato il legale.

La vicenda ha sollevato interrogativi sulle condizioni di detenzione nei penitenziari minorili e sull’efficacia delle misure di protezione per i detenuti più vulnerabili. La testimonianza del giovane e la denuncia del padre mettono in luce le problematiche che possono sorgere all’interno di queste strutture, dove i conflitti tra detenuti possono sfociare in violenze gravi.



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