Non sempre le medaglie raccontano la grandezza di uno sportivo. Talvolta, è un gesto inatteso a rendere immortale una gara. È quanto accaduto ai Mondiali di atletica di Tokyo, dove il 25enne siepista belga Tim Van de Velde ha deciso di sacrificare il risultato personale per aiutare un avversario in difficoltà, trasformando la sua batteria dei 3000 siepi in un simbolo dei valori più autentici dello sport.
Il belga, dopo una partenza brillante nella terza serie, è stato coinvolto in una caduta alla riviera che ha compromesso definitivamente la sua gara. In un altro frangente, anche il colombiano Carlos San Martin e l’etiope Lamecha Girma, detentore del record mondiale della specialità e tra i favoriti per le medaglie, sono finiti a terra. Girma è riuscito a rialzarsi e conquistare la qualificazione, mentre per Van de Velde e San Martin la situazione è apparsa da subito compromessa.
Il destino della corsa sembrava ormai segnato: Van de Velde stava per concludere penultimo quando, sul rettilineo finale, ha notato le enormi difficoltà di San Martin, che a fatica aveva superato l’ultimo ostacolo. In quel momento ha scelto di fermarsi, voltarsi indietro e tornare sui suoi passi per offrirgli aiuto. L’atleta belga gli ha messo un braccio intorno alle spalle e insieme hanno completato la prova, arrivando ultimi, ma accolti da una standing ovation dello stadio e da una pioggia di messaggi di sostegno sui social.
“È stato un gesto naturale – ha spiegato Van de Velde dopo l’arrivo – La sfortuna continua a perseguitarmi, questa è la terza competizione importante in cui mi ritrovo a terra. Sono super deluso, avevo ottime gambe e con questa caduta è crollato tutto. Poi ho avuto tutto il tempo per pensare negli ultimi giri e quando ho visto un altro in difficoltà, mi sono detto ‘perché no’. Dopotutto, la mia gara era rovinata. Non è stato molto, solo un bel gesto”.
Un atto semplice ma dal valore profondo, che ha ricordato come lo sport non sia soltanto competizione e risultati, ma anche solidarietà e rispetto reciproco. In quel momento, Van de Velde e San Martin non erano più rivali, ma compagni di fatica, uniti dal dolore della sconfitta e dalla dignità del traguardo condiviso.
Il gesto del belga ha fatto il giro del mondo, raccogliendo consensi non solo dagli appassionati di atletica, ma anche da chi vede nello sport una metafora della vita. Per entrambi non ci sarà gloria in termini di medaglie, ma resterà la consapevolezza di aver dato un esempio raro e prezioso.
Un esempio che vale più di un podio.



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