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Pace a Gaza, chiedono a Travaglio di chi sia il merito: critica Biden e Bruxelles, poi sorprende elogiando Trump



Durante la puntata di Accordi&Disaccordi andata in onda sul Nove, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio ha commentato la tregua annunciata il 9 ottobre dal presidente americano Donald Trump, attribuendogli il merito del momentaneo stop alle ostilità tra Israele e Hamas:



“È merito di Donald Trump questo risultato per Gaza? Sì. Ha fatto quello che speravamo facessero gli Stati Uniti da due anni.”

Secondo Travaglio, però, la situazione resta tutt’altro che stabile:

“Israele e Gaza sono piene di mine vaganti che tenteranno in tutti i modi di far saltare tutto.”
Il riferimento è a potenziali attentati o provocazioni che potrebbero spingere Netanyahu a riprendere l’offensiva militare.

Travaglio ha ricordato che un piano simile era stato già proposto lo scorso anno, ma respinto da Netanyahu:
“Si poteva fare già l’anno scorso, 25.000 morti fa, se Netanyahu non avesse respinto una proposta simile. Sperava che con Trump avrebbe avuto via libera su tutto. Ma ora ha perso anche il suo ultimo alleato.”

Il direttore del Fatto ha poi espresso sia un auspicio sia una preoccupazione:

“Spero che questi mesi di negoziati caotici abbiano indotto Trump a un po’ di realismo e prudenza. Ha detto: ‘speriamo che duri’. Ma dipenderà molto da lui e dagli attori regionali coinvolti: dalle monarchie del Golfo alla Turchia, dalla Siria all’Egitto, fino a Russia e Cina. Gli unici che non contano nulla sono gli europei, che vincerebbero il Nobel per miglior attore non protagonista.”

Sulla prospettiva del piano Trump e le critiche per l’assenza di coinvolgimento del popolo palestinese, Travaglio ha replicato con una riflessione pragmatica:

“Molti parlano di piano coloniale. Ma quando chiedevamo agli Stati Uniti di imporre a Israele una soluzione, cosa chiedevamo se non un’azione colonialista? In un mondo impazzito, ogni tanto serve che una superpotenza eserciti pressioni a fin di bene.”

Infine, ha avvertito:

“Il difficile comincia ora. Dobbiamo aspettarci attentati o mosse provocatorie per far saltare la tregua. Sarebbe assurdo negare che questa sia una prima svolta, ma è solo l’inizio di un percorso molto fragile.”



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