Martedì 8 luglio si terrà l’udienza decisiva sulla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Modena riguardo alla scomparsa di Alessandro Venturelli, scomparso da Sassuolo il 5 dicembre 2020, all’età di 21 anni . Ora la madre, Roberta Carassai, si oppone con forza: “Mi auguro che il fascicolo non venga chiuso. Non perché cambi qualcosa, ma per dare un segnale in un mondo di disinteresse e indifferenza” .
Il procedimento, inizialmente aperto per allontanamento volontario, era stato trasformato in inchiesta per sequestro di persona, seguendo indagini estese anche oltre i confini nazionali, comprese segnalazioni in Romania . Tuttavia, la Procura ha avanzato una nuova richiesta di archiviazione, contestata dalla famiglia che teme venga infranta l’unica speranza ancora viva.
Roberta non si limita a un contrasto legale, ma ha lanciato una forte campagna social e mediatiche, invitando le istituzioni a non chiudere il caso: “C’è disinteresse e indifferenza. La persona fragile va aiutata, non lasciata sola. Non si possono abbandonare i familiari a un dramma del genere. È inconcepibile” .
Le ultime segnalazioni credibili arrivano da Roma e Firenze, ma l’impegno gravoso di Roberta, costretta a verificare personalmente ogni appunto, non basta: “Serve l’intervento delle persone che hanno il dovere di aiutarmi… invito chi invia la segnalazione a fare denuncia perché solo la mia testimonianza non basta” .
Tra le richieste lanciate al sistema anche l’utilizzo della tecnologia più avanzata, come l’intelligenza artificiale, per sostenere le ricerche: “Alle istituzioni dico: usatele! Invece siamo famiglie abbandonate. Io farò il possibile per cambiare questa situazione” .
In vista dell’udienza, Roberta Carassai rivolge un appello al giudice: “Si metta dalla mia parte e provi a pensare cosa farebbe se fosse suo figlio. Anche se si arrivasse all’archiviazione, la mia rabbia non è rivolta al giudice ma a tutto il sistema. Io mi sento abbandonata dalle istituzioni. C’è da sempre un vuoto legislativo relativo agli scomparsi che deve essere colmato. Bisogna fare qualcosa nel pratico, la teoria fa perdere concretezza” .
Il caso di Alessandro Venturelli porta in luce un tema cruciale: la mancanza di una normativa strutturata per le persone scomparse, la difficoltà delle famiglie nell’ottenere attenzione e risposte da parte delle istituzioni, e la necessità di strumenti investigativi più efficaci. Il prossimo 8 luglio sarà il momento chiave: decisione tanto tecnica quanto simbolica, su cui grava la speranza di una madre che non ha smesso di credere.
Un figlio non si archivia. Così Roberta Carassai tiene alta l’attenzione sul dramma di una famiglia che da oltre quattro anni vive nell’incertezza. Con forza, determinazione e un invito alle istituzioni, chiede di non interrompere la ricerca, perché dietro ogni fascicolo c’è una vita e non un caso da archiviare.
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