Il suicidio di Stefano Argentino, avvenuto nel carcere di Messina, ha portato all’iscrizione di sette persone nel registro degli indagati. L’uomo, 27 anni, era detenuto per il femminicidio di Sara Campanella, giovane studentessa di 22 anni, uccisa lo scorso marzo. Tra gli indagati figurano la direttrice e la vice direttrice del carcere di Gazzi, oltre a psicologi e psichiatri che avevano avuto in cura il detenuto. La Procura ha avviato un’indagine per chiarire le circostanze che hanno portato al tragico epilogo e ha notificato gli avvisi di garanzia in vista dell’autopsia.
L’avvocato difensore di Stefano Argentino, Giuseppe Cultrera, ha espresso il suo parere sulla vicenda, sottolineando che il giovane non avrebbe dovuto essere rinchiuso in un carcere ordinario. Secondo il legale, le condizioni mentali del suo assistito non erano compatibili con la detenzione in un ambiente carcerario tradizionale. “Sette indagati è già presagio di plurime responsabilità, probabilmente fra loro correlate – ha dichiarato Cultrera a Fanpage.it –. Al momento è troppo presto e si possono fare soltanto supposizioni, auspico soltanto che, almeno stavolta, le indagini siano approfondite e possano portare a risultati concreti. Stefano avrebbe dovuto essere rinchiuso in una Rems o in un Istituto a custodia attenuata: il suo stato mentale – venuto a galla anche dalle indagini degli inquirenti – non era compatibile con la custodia in carcere”.
L’autopsia sul corpo di Stefano Argentino sarà effettuata dalla dottoressa Daniela Sapienza, medico legale incaricato dalla Procura. Il conferimento ufficiale dell’incarico è previsto per martedì 12 agosto. L’esame autoptico sarà fondamentale per accertare le cause della morte e verificare eventuali negligenze da parte delle istituzioni coinvolte nella gestione del detenuto.
La vicenda ha sollevato interrogativi sulle modalità di sorveglianza attuate nel carcere di Gazzi. Nonostante il giovane avesse manifestato più volte intenzioni suicide, era stato recentemente trasferito dalla sorveglianza speciale alla detenzione ordinaria. Questo cambiamento aveva portato Stefano Argentino a condividere la cella con altri detenuti, una decisione che ora è al centro delle indagini. La garante dei detenuti di Messina, Lucia Risicato, ha espresso preoccupazione per la gestione del caso: “Era in alta sorveglianza fino a 15 giorni fa – ha confermato Risicato –. Ora c’è un’indagine in corso per cui sarà la magistratura a chiarire cosa sia successo: bisogna capire soprattutto perché non è stato ritenuto più a rischio suicidio”. La garante ha inoltre sottolineato il problema dei suicidi in carcere, definendolo un “dramma a cui il Parlamento e il governo sono indifferenti”.
Il femminicidio di Sara Campanella aveva sconvolto la comunità lo scorso 31 marzo. La giovane, originaria di Misilmeri, era stata uccisa nella città dello Stretto dal collega universitario Stefano Argentino, che aveva poi confessato il delitto. La tragica fine della studentessa aveva già messo in evidenza questioni legate alla violenza di genere e alla necessità di interventi preventivi. Ora, con il suicidio del reo confesso, si aggiunge un ulteriore capitolo drammatico alla vicenda, che chiama in causa le responsabilità dello Stato e delle istituzioni penitenziarie.
L’avvocato Giuseppe Cultrera ha attribuito l’intera responsabilità allo Stato, commentando: “È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato”. Le parole del legale mettono in luce le criticità del sistema penitenziario italiano, spesso accusato di non garantire adeguata tutela ai detenuti con fragilità psicologiche.
La Procura di Messina intende approfondire ogni aspetto della vicenda per determinare se ci siano state omissioni o errori nella gestione del caso. Gli avvisi di garanzia notificati agli indagati rappresentano un primo passo verso l’accertamento delle responsabilità. La speranza è che le indagini possano fare luce su ciò che è accaduto e contribuire a prevenire episodi simili in futuro.



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