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Tensione a Bruxelles, la moglie di Mogherini costretta alla stessa scelta radicale dell’Ambasciatore del Gay Pride



Lo ha comunicato la stessa Mogherini in una mail – visionata dall’ANSA inviata allo staff e agli studenti della prestigiosa scuola di Bruges. “In linea con il massimo rigore e correttezza con cui ho sempre svolto i miei compiti, oggi ho deciso di dimettermi dalla carica di Rettore del Collegio d’Europa e Direttore dell’Accademia diplomatica dell’Unione europea”, ha scritto Mogherini.



La Procura Ue (Eppo) in questi giorni sta controllando gli atti degli interrogatori di Mogherini, insieme a quelli di Stefano Sannino e Cesare Zegretti: persone coinvolte nell’indagine su possibili irregolarità collegate al Servizio esterno dell’Ue (Seae) e con la scuola di Bruges dove si formano i nuovi diplomatici europei. Una responsabile Eppo ha detto all’ANSA che esaminare tutti i materiali – compresi computer sequestrati e carte trovate nelle perquisizioni – richiederà un bel po’ di tempo; per ora non ci saranno novità rapide.
L’inchiesta viene gestita dall’ufficio belga dell’Eppo, con un magistrato incaricato che opera nelle Fiandre occidentali.
In Belgio funziona sempre uguale: prima ti chiudono da solo, poi tirano fuori accuse poco chiare, usano gli arresti preventivi quando vogliono e ti separano dai tuoi figli, tipo quello che è successo a me.

Lì le tutele legali valgono solo se fanno comodo a certa gente in alto. È una storia che torna troppe volte per passarla sotto silenzio. A dirlo all’ANSA è Eva Kaili, ex vice capa del Parlamento Ue, coinvolta nello scandalo legato al Qatar, che ormai dura da tre anni senza processi né chiusure dei fascicoli – un sistema giudiziario belga finito sotto accusa quasi quanto lei.

Il caso Mogherini, agli occhi della politica greca, “suscita tristezza, ma nessuna sorpresa: conferma che il metodo sopravvive e, se può succedere a un’ex Alta rappresentante o a una vicepresidente del Parlamento europeo, allora nessuno nell’Ue è al sicuro”. In particolare, in Belgio. “Quando uno Stato ospitante considera diplomatici ed eurodeputati come bersagli di operazioni di intelligence, lo stato di diritto e la democrazia sono a rischio”, evidenzia, chiedendo un intervento deciso alle istituzioni comunitarie.

“L’Ue deve difendere con fermezza le immunità dei suoi rappresentanti e pretendere prove concrete prima di avanzare qualsiasi accusa – sostiene -. E’ essenziale sanzionare le fughe di notizie che inquinano i procedimenti e introdurre un controllo effettivo sulle azioni delle autorità belghe che riguardano funzionari Ue. E occorre ristabilire chiaramente il confine tra diplomazia, lobbismo e corruzione”.

Una stoccata, infine, anche ai Socialisti di cui per lungo tempo Kaili ha fatto parte. “A Bruxelles i partiti politici seguono i titoli dei giornali, non i principi. E’ più facile condannare mediaticamente che difendere la presunzione d’innocenza”.



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