La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Susanna Brescia, accusata di aver assassinato il marito Vincenzo Cordì nel novembre del 2019 a San Giovanni di Gerace, in provincia di Reggio Calabria. L’omicidio, avvenuto in un contesto di violenza domestica, ha suscitato grande scalpore, poiché il 42enne fu tramortito e dato alle fiamme mentre era ancora vivo. Il suo corpo fu rinvenuto all’interno della sua auto, abbandonata in una zona rurale del piccolo comune calabrese.
Le indagini hanno rivelato che questo non era stato il primo tentativo di eliminare Cordì. Già nel 2016, Brescia aveva cercato di avvelenarlo somministrandogli barbiturici senza la sua conoscenza. Tuttavia, l’uomo era riuscito a salvarsi grazie a un tempestivo intervento ospedaliero.
L’omicidio di Cordì è avvenuto nella notte dell’11 novembre 2019. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Brescia avrebbe ingannato il marito per attirarlo in una località denominata Scialata. Qui, con l’aiuto del suo amante e del figlio, lo avrebbe colpito e successivamente cosparso di benzina, appiccando il fuoco mentre era ancora vivo all’interno della sua auto, una Fiat 16.
Dopo il delitto, Brescia avrebbe tentato di depistare le indagini, cercando di far credere agli inquirenti che il marito si fosse suicidato a causa di una presunta depressione. Tuttavia, le indagini hanno svelato il suo piano diabolico, rivelando il precedente tentativo di omicidio e il coinvolgimento del figlio e dell’amante nel crimine. La conferma della condanna all’ergastolo per Brescia segna un importante passo nella giustizia per Cordì e la sua famiglia.
In merito agli altri due complici, Giuseppe Menniti e Francesco Safra, la Suprema Corte ha annullato la sentenza di secondo grado riguardante l’aggravante della premeditazione, ordinando un nuovo processo davanti a un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Questa decisione sottolinea la complessità del caso e la necessità di ulteriori accertamenti giuridici per stabilire il grado di responsabilità di ciascun coinvolto.
Il caso ha sollevato interrogativi su tematiche di violenza di genere e sulle dinamiche familiari che possono portare a tragedie simili. La conferma della condanna di Brescia rappresenta un segnale forte contro la violenza domestica, un fenomeno che continua a colpire molte famiglie in Italia e nel mondo.
La condanna all’ergastolo per Susanna Brescia non solo chiude un capitolo tragico per la famiglia di Vincenzo Cordì, ma serve anche da monito per la società, evidenziando l’importanza di combattere la violenza di genere e di proteggere le vittime. Il caso di Cordì è emblematico di una realtà che deve essere affrontata con urgenza e determinazione, affinché simili atrocità non si ripetano in futuro.



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