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Un sedicenne è stato ucciso al Circeo, mentre l’automobilista coinvolto si difende dichiarando: “Non ero io al volante”.



Durante l’udienza di convalida dell’arresto, Gioacchino Sacco, 49 anni, ha cercato di difendersi sostenendo di non essere lui al volante della Lancia Ypsilon che ha investito e ucciso il giovane Federico Salvagni, 16 anni, mentre camminava con il fratello gemello e un amico lungo via di San Felice Circeo, a Terracina. La tragedia è avvenuta intorno alle 3.30 del mattino. Secondo quanto dichiarato dall’indagato al giudice, «la macchina è mia ma non guidavo io».



Il legale di Sacco, Fernando Maria Pellino, ha richiesto per il suo assistito gli arresti domiciliari, ma la richiesta è stata rigettata. Il giudice ha deciso per la custodia cautelare in carcere, motivando la decisione con la gravità dei fatti e il rischio di fuga. La difesa ha già annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del Riesame.

Le immagini di videosorveglianza rappresentano uno degli elementi chiave per l’accusa. Il filmato mostra chiaramente Sacco mentre scende dalla vettura poco dopo l’incidente. Nonostante le sue dichiarazioni, gli inquirenti ritengono che fosse lui alla guida del veicolo al momento dell’impatto. A conferma della sua responsabilità, vi sono anche i danni alla carrozzeria compatibili con il sinistro e le testimonianze raccolte.

L’autopsia sul corpo di Federico Salvagni ha rivelato che la ruota anteriore dell’auto ha colpito in pieno il ragazzo, trascinandolo per alcuni metri. Le ferite riportate sono risultate immediatamente letali. Dopo l’incidente, il conducente non si è fermato a prestare soccorso, proseguendo la marcia nel tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità.

Il mezzo coinvolto, una Lancia Ypsilon color beige, risulta intestato proprio a Gioacchino Sacco, la cui posizione si è aggravata anche per la mancanza di assicurazione e revisione del veicolo, entrambe scadute. Inoltre, l’uomo non avrebbe potuto guidare: la sua patente era stata revocata nell’ottobre del 2024.

Sacco, già noto alle forze dell’ordine per precedenti penali, è molto conosciuto a Cassino, suo paese di origine. Il suo profilo ha contribuito alla decisione del giudice di mantenerlo in carcere, considerando anche la condotta tenuta dopo l’incidente, ritenuta incompatibile con qualsiasi misura alternativa.

La notte della tragedia, Federico, suo fratello e un amico si erano recati a mangiare in un bar della zona. Dopo aver consumato un tè, stavano tornando a casa quando la vettura ha sfrecciato ad alta velocità colpendoli. Il gemello e l’amico sono riusciti a scansarsi appena in tempo, mentre Federico è stato travolto in pieno.

Le indagini proseguono per chiarire ogni dettaglio e confermare definitivamente le responsabilità. Gli inquirenti sono convinti di avere già in mano tutti gli elementi necessari a dimostrare la colpevolezza di Sacco, nonostante il suo tentativo di negare l’evidenza.



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