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Un uomo di Cisterna di Latina si suicida dopo una diagnosi errata di Sla. La famiglia riceve un risarcimento di 120.000 euro per il danno subito



Un tragico errore diagnostico ha segnato irrimediabilmente la vita di un operaio di Cisterna di Latina, portandolo a togliersi la vita dopo anni di sofferenza e cure inadeguate. La vicenda risale al 1993, quando all’uomo fu erroneamente comunicato di essere affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), una malattia neurodegenerativa considerata terminale. La diagnosi, emessa in seguito a sintomi compatibili con la patologia, come vertigini e difficoltà motorie, si rivelò però completamente sbagliata. Solo anni dopo, un consulto specialistico presso il Policlinico Gemelli di Roma chiarì che l’uomo soffriva in realtà di mielopatia spondilogenetica, una condizione grave ma trattabile chirurgicamente.



Le conseguenze di questo errore furono devastanti. Per sei anni l’operaio, ormai in pensione, si sottopose a cure pesanti e debilitanti nel tentativo di rallentare la presunta degenerazione neurologica. Questi trattamenti, oltre a non essere necessari, aggravarono ulteriormente il suo stato fisico e mentale. La convinzione di essere affetto da una malattia terminale e gli effetti collaterali delle terapie portarono l’uomo a cadere in una profonda depressione. Nel 2018, sopraffatto dalla disperazione e dalle sofferenze accumulate nel corso degli anni, decise di togliersi la vita.

La verità emerse troppo tardi. La diagnosi corretta arrivò solo sei anni prima del suicidio, grazie a un medico del Policlinico Gemelli che individuò la mielopatia spondilogenetica, una patologia causata dalla compressione delle vertebre cervicali con ripercussioni neurologiche significative. Secondo gli esperti, se diagnosticata tempestivamente, questa condizione può essere trattata chirurgicamente con buone possibilità di miglioramento. Tuttavia, per l’operaio, ormai segnato nel corpo e nello spirito, il danno era irreversibile.

Dopo la scoperta dell’errore medico e della diagnosi errata, l’uomo decise di intraprendere un’azione legale contro l’Asl e il medico responsabile. Purtroppo, i tempi della giustizia non furono clementi e il processo si protrasse per anni. Solo dopo la sua morte, avvenuta nel 2018, la famiglia continuò a portare avanti la battaglia legale per ottenere giustizia. Il caso approdò prima al Tribunale di Latina e successivamente alla Corte d’Appello di Roma, che ha recentemente stabilito un risarcimento di 120.000 euro agli eredi dell’uomo.

La sentenza della Corte d’Appello ha riconosciuto le responsabilità mediche nell’accaduto, sottolineando come l’errore diagnostico abbia avuto conseguenze gravissime sulla vita del paziente e sul suo stato psicologico. La famiglia ha espresso sollievo per il riconoscimento del danno subito, sebbene nulla possa compensare la perdita del loro caro.

La tragedia solleva interrogativi sulla gestione delle diagnosi mediche e sulla necessità di approfondimenti clinici accurati per evitare errori che possano compromettere irreparabilmente la vita dei pazienti. Il caso dell’operaio di Cisterna di Latina rappresenta un monito per il sistema sanitario italiano e per tutti i professionisti coinvolti nella cura delle persone.

L’episodio è stato raccontato nei dettagli dal quotidiano “Il Messaggero”, che ha ricostruito il calvario vissuto dall’uomo e dalla sua famiglia. La vicenda evidenzia anche le difficoltà dei pazienti nel trovare giustizia in tempi rapidi quando si verificano errori medici così gravi.

La mielopatia spondilogenetica diagnosticata tardivamente è una condizione che può avere conseguenze neurologiche importanti, ma che non deve essere confusa con patologie neurodegenerative come la Sla. Questo errore diagnostico ha dimostrato quanto sia fondamentale l’accuratezza degli accertamenti clinici, soprattutto in presenza di sintomi che possono essere interpretati in modo ambiguo.

Ora la famiglia dell’operaio spera che questa tragica vicenda possa sensibilizzare le istituzioni sanitarie sull’importanza della formazione continua dei medici e sull’adozione di protocolli diagnostici più rigorosi. La speranza è che casi simili non si ripetano e che la giustizia possa essere più celere nel riconoscere i diritti dei pazienti vittime di errori medici.

La storia dell’operaio di Cisterna di Latina rimane un esempio doloroso delle conseguenze che un errore diagnostico può avere sulla vita di una persona e sulla sua famiglia. Il risarcimento stabilito dalla Corte d’Appello rappresenta un passo verso il riconoscimento delle responsabilità, ma non potrà mai cancellare le sofferenze vissute né restituire una vita spezzata troppo presto.



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